Con un inizio un po’ strano che, in un certo senso, può fare
venire in mente il film “LA PRINCIPESSA PROMESSA SPOSA”, “Il
Suicidio Dell’Arciere” è, allo stesso tempo, un libro
straordinario e prevedibile. Questo non è affatto un difetto, anzi,
succede spesso con le fiabe, un esempio su tutti è quella di
Cenerentola. Mi piacciono questo tipo di libri.
È
straordinario perché ci racconta una storia piena di magia, già
conosciuta prima che gli uomini scrivessero per la prima volta. È
una storia scritta mille volte e altre mille sarà raccontata ai
lettori del futuro. E sempre, per sempre, ci piacerà.
Ci
sono tutti gli ingredienti di una fiaba:
- la
guerra che non finisce mai
-
storie d’amore che si incrociano
- la
sofferenza dell’eroe e la sua consapevolezza su quello che accadrà
e che non potrà evitare
- il
personaggio cattivo che, anche se non si conosce fino alla fine del
libro, occupa la vita di tutti i protagonisti
-
gli uccelli del malaugurio
- le
donne brave e coraggiose
- il
Fato che si impadronisce di tutto e tutti.
Poi
c’è la pennellata di modernità all’inizio della storia: un
divano.
L’ambientazione
sembra quella del Medioevo oppure dei miti: ci sono arcieri, giovani
che girovagano di paese in paese in cerca dell’uomo che ha
ammazzato il loro padre, l’eroe che soffre. Cosa c’entra il
divano?
Man
mano che si legge il libro si capisce benissimo. Dal mio punto di
vista l’autore, Danilo Di Pinto, vuole raccontare una storia
eterna, potrebbe essere ambientata in un tempo post-apocalittico,
potrebbe essere più antica, lontana dalla nostra epoca oppure, come
credo io, potrebbe essere ambientata allo stesso tempo, in un’epoca
vicina ma anche lontana a noi.
Potrebbe
trattarsi di una storia atemporale.
Quello
che interessano sono le emozioni, che rimarranno ugualmente impresse
qualunque sia l’epoca in cui si svolge la storia. Le passioni degli
uomini sono le stesse sia nella Grecia classica sia nell’anno 2800
A.C.
Nella
narrazione de “IL SUICIDIO DELL’ARCIERE”, passato e futuro si
incrociano attraverso i ricordi di ogni singolo personaggio. Qualcosa
si intuisce e ogni pagina già letta ci spinge ad andare avanti in
fretta perché, anche se il finale lo sappiamo, vogliamo che abbia
una conferma.
Danilo
Di Pinto riesce ad avvolgerci nell’atmosfera oscura, tempestosa e
magica della storia , dove si va alla ricerca di quella speranza che
faccia finire tutto bene. Se questo era l’intento dell’autore, a
me sembra proprio che ce l’abbia fatta. E a voi?
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