- in primo luogo, Dante è utilizzato per
un psicopatico telefonico per mettere alla prova una donna, deve
indovinare il motivo per cui la chiama e anche il suo vero nome.
- in secondo luogo, dall’inizio del
libro Elisa Averna ci mette al dunque del suo romanzo. Non ci sono
preliminari, non ci sono descrizioni, ambientazione o qualsiasi altra cosa che definisce un libro come un romanzo, ma, comunque,
il libro attrae l’attenzione del lettore sin dall’inizio:
Pronto, chi parla?
Sono il lupo cattivo e tu ora farai
quello che ti dirò.
Con queste due frasi comincia CHIAMATA
DALL’INFERNO di Elisa Averna. Non c’è una descrizione della
stanza, dei personaggi, ma si sa soltanto che la protagonista é a Milano,
nella sua casa, il giorno in cui comincia il suo incubo (9 marzo 2022
al pomeriggio) e come si chiamano i personaggi coinvolti nel capitolo
che si legge (Jessica, Matthias, sconosciuto). Sembra
un’ambientazione di una opera teatrale, ma neanche troppo, perché in
queste tipo di genere si deve dire dove sono i personaggi (seduti su
una sedia, un divano,…), i mobili della stanza (il divano qua, la
sedia, una finestra con le tende rosse e altre cose del genere), i
sentimenti che devono provare (tristezza, allegria,…). Invece questo
non c’è.
Allora, cosa è CHIAMATA DALL’INFERNO?
Un libro scritto in tal maniera che è il lettore, con la sua
immaginazione, chi mette la faccia ai personaggi,che è il lettore a dover immainare la maniera in cui
vestono, parlano, gridano. Elisa Averna non ha bisogno di descrivere
l’angustia di Jessica ogni volta che lo sconosciuto la chiama e la
mette alla prova, il lettore è così indotto a immaginarla così. Certo è che ognuno vedrà Jessica come piace, per uni sarà bionda, per altri
morena, di altezza bassa oppure alta come una giraffa. Tutto questo
non c’entra con quello che l’autrice ci vuole raccontare: la
storia di una donna e del suo sconosciuto tormentatore.
Non spoiler: devo dire che al quinto
cerchio mi è venuta in mente la soluzione ma non certamente per le
tracce lasciate dallo sconosciuto a Jessica. A questo rimane sorpreso
anche il lettore più acuto.
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