Ci saremmo divertiti moltissimo. Avevamo passato
i tre giorni precedenti ad organizzare la Notte di San Giovanni; era una festa che si
celebrava ogni anno. Dal momento che le nostre finanze
erano abbastanza scarse, decidemmo di organizzare una raccolta
di beneficenza: Sofía si offrì di comprare tutto il necessario. La
sera saremmo andati a casa di Teresa, dove avremmo incontrato
Ricardo, Paul e Irene. Era mezzogiorno, avevamo messo tutto
in un borsone sportivo ed uscimmo poi a prendere qualche birra lì
intorno prima del pranzo. Telefonammo ad alcuni amici poiché ci
avevano detto che, probabilmente, ci avrebbero portato delle sardine da
arrostire. Non li trovammo in quel momento e quindi ci dirigemmo verso
la Plaza del Dos de Mayo, passammo lì un’oretta tra un
bar e un altro, richiamammo i nostri amici e questa volta ci rispose
Carlos: «Verrete stasera? Ah, mi dispiace. Beh, se
vi riprendete saremo in Plaza de
Lara. Abbiamo comprato quattro litri. Se non vi vediamo,
vi chiamerò la settimana prossima. A presto».
«Che hanno
detto, Luís? Non vengono?» domandò Sofía.
«No, Arturo sta malissimo. Sai com’è
fatto, no? Ieri sera sono usciti e oggi risente di
una sbornia formato king size. Mi hanno detto che se
si sentirà meglio può darsi che vengano, ma non è sicuro».
«Va bene, andiamo a mangiare, così
dopo possiamo andare a prendere qualcosa da bere per abituare il
corpo all’uscita di stasera».
Tornammo a casa. Stavamo mettendo la tovaglia
quando suonò il campanello: era Eduardo che veniva a vedere Sofía a
proposito di una qualche riunione che avevano la settimana
seguente. Questa non si fermava: sempre qui e là ad assistere a tavole
rotonde e a conferenze organizzate da associazioni che non conosceva
nessuno. Lei però si divertiva come una matta. Le aprì la
porta:
«C’è Sofía?»
«Vieni, stavamo per mangiare».
«Aggiungo un altro piatto. Stasera andiamo
ai falò di San Giovanni a bere queimada. Ti unisci a
noi?».
«Non lo so, forse», rispose Eduardo, «ho un
po’ di appuntamenti stasera e non ho idea di quando finirò».
«Sì, certo! Vai a far riunioni fino alle quattro
del mattino! Ma per favore! Dai, ci divertiremo alla
grande. Saremo in piazza a mezzanotte e sicuramente ce la
spasseremo fino alle cinque del mattino. Se ti
va, sai già cosa devi fare. Mangiamo».
Sofía ed Eduardo passarono almeno
due ore a parlare di solidarietà e rivoluzione. Io intervenivo
ogni tanto, ma anche così non ci capivo un bel niente. Come da programma,
uscimmo a prendere qualcosa da bere, dopo di che Eduardo se ne andò,
tutto su di giri, a partecipare ad una serie di riunioni che lo
facevano spostare da un estremo all’altro di Madrid. Saranno state le
dieci di sera quando prendemmo le nostre cose e ce ne andammo a casa
di Teresa. Non era ancora arrivata e quindi ci recammo al
“Botas” ad ascoltare un po' di musica rock. Ci prendemmo un paio
di birre e mettemmo cento pesetas nella macchina delle
palline. Sofía si mise a giocare di brutto. È troppo forte
questa tipa, sembra che faccia ginnastica quando gioca a flipper. Tornammo
a casa di Teresa, poteva darsi che i nostri amici fossero rientrati. Le
finestre erano illuminate, per cui suonammo il campanello per
farci aprire:
«Chi è?».
«Luís e Sofía».
«Salite, Paul e Irene non sono ancora arrivati».
La casa in cui entrammo stava in un vecchio
palazzo di Lavapiés, che però era stato ristrutturato all’interno. Loro
vivevano al primo piano, una vera fortuna soprattutto perché non c’era
l’ascensore. La porta era semiaperta, quindi entrammo e ce la richiudemmo
dietro; Teresa stava aprendo una bottiglia di vino in cucina e Ricardo era
in sala che cercava un disco di musica un po' ritmata:
«Lasciate pure il borsone in cucina. Facciamo
la queimada qua dentro?».
«No, che dici! Dobbiamo fare un fuoco!», esclamò Sofía.
«Va messa su un fuoco?», controbatté
Ricardo.
«Non hai capito: il fuoco serve a mescolarla
e a purificarti da fattucchiere e guai. La queimada si
fa in una ciotola di terracotta con
zucchero, fettine di limone, acquavite di orujo. Si da fuoco al
composto. L’alcol quindi si consuma, facendo assumere alla queimada un
aspetto bruciato grazie al fatto che lo zucchero si trasforma in
caramello e si mischia con l’acquavite: da qui il suo
nome».
«Ah, ora capisco. Però tu avevi detto
che l’avremmo fatto in casa. Per questo abbiamo dato appuntamento a
Pablo e Irene qui», disse Ricardo rivolgendosi a Sofía.
«Quello che ti ho detto è che l’avremmo fatto in
piazza e che se la polizia ci avesse fatto sloggiare da lì, allora saremmo
venuti a casa con la queimada. Per di più, il suo elemento naturale
è proprio l’aria fresca», rispose lei.
Mentre avveniva questa conversazione, io
trovai un disco di Ramoncín, di qualche anno
prima, quel pezzo che fa soy el rey del
pollo frito e, contemporaneamente, Teresa tornò dalla
cucina con il vino ed alcuni bicchieri:
«Facciamoci un paio di spinelli,
dai!».
«Dato che siamo in quattro, è più pratico un
sifone, no? È da un sacco che non ne faccio uno. Allora, un paio di
cartine, hashish, una sigaretta e mezza ed il filtro»,
contava Sofía mentre distribuiva il tutto sul tavolo, «ora,
siccome faccio gli spinelli con la sinistra, devo attaccare una cartina in
su ed incrociare l’altra…Ecco! Versami un bicchiere di vino per farmi venire
l’ispirazione, grazie», e fa un gran sorso di Sangre de Toro,
«è buonissimo, altroché! Ho proprio l’impressione che ci
divertiremo stasera».
«Come sempre la notte di San Giovanni».
«Io ancora di più», dice Sofía, «perché,
anche se non voglio, inalerò tutti i vapori che emanerà l’acquavite
mentre brucia; se poi aggiungiamo che non mi esimerò dal
bere…».
«Tu non esagerare, che poi finisci a
carponi».
«Senti chi parla! Perlomeno io ricordo quello che
ho fatto anche se sono ubriaca, non come altri, Luís caro. Tranquillo
che reggo. Prendi, accendi il sifone e non ci mettere una
vita che siamo in quattro a fumare. Bene, un altro bicchiere.
Possiamo mangiare qualcosa, no? Altrimenti tutta quest’alcol ci farà
male. Che ne dici, Teresa?».
«Ok, andiamo in cucina. Torniamo subito per
lo spinello».
«Vuoi ascoltare qualcosa in
particolare, Sofía?».
«Metti la
cassetta di Siniestro Total, la trovi nella mia giacca di
jeans», rispondono dalla stanza accanto.
Passo il sifone a Ricardo e vado a
vedere cosa preparano da mangiare. Le trovo l’una di fronte
all’altra al tavolo a tagliare asparagi selvatici:
«Ci metteremo meno di un’oretta,
vedrai: piatto di asparagi selvatici con costolette di maiale. E lo
spinello?», dice Teresa.
«Ora ve lo do, ce l’ha Ricardo».
«Wow, guardate cosa ho trovato! Due trip
dentro la copertina di “The Wall” avvolti in una carta con una
dedica all’interno!».
«Porca miseria! Non
me li ricordavo! Me li regalò Super, il tipo che ogni
tanto mi fa favori, per il mio compleanno. Ora mi viene in
mente che non ce li prendemmo perché eravamo così distrutti che farci
anche quelli sarebbe stato una cretinata. Figata! Li tagliamo in quattro
e quando finiamo con la queimada ce li prendiamo per star
su tutta la notte o quanto dureremo,
insomma. Certo che sì! Passami la canna», dice
Teresa.
«Bisogna festeggiare accendendoci un altro
sifone», dice Sofia fregandosi le mani mentre va in sala, «in più,
adesso mi verso un cicchetto di pacharán. Qualcuno lo
vuole?»
«Tutti lo vogliamo».
E quindi ci mettemmo a bere pacharán e
parlare di quanto ci saremmo divertiti quella sera, finché non si finì di
preparare da mangiare. Cenammo rapidamente ed in silenzio; io e Ricardo
poi andammo in cucina a preparare dei bicchierini di caffè
e rum. Suonano al citofono: sono Paul e Irene che portano altre due
bottiglie di orujo. Lascio la porta socchiusa e sentiamo risate
salire su per le scale:
«Ma che tonfo idiota, bello!
Ah ah ah ah!»
«C’ho il culo a purè», dice Paul, «Ahi, che
cavolo, non mi potrò sedere stasera! Ciao a tutti!»
«Sei caduto come al solito?», chiede
Ricardo.
«Da film comico questo qui!», dice Irene.
«Stavamo… ah ah ah… scendendo dalle scale della metro quando … c’è da
morire… va a cadere per terra di culo e…ha sceso così tutte le scale
del Noviciado! Piangevo dalle risate, davvero!».
«Dai, beviti un bicchiere», dice
Teresa.
«Dovrei bermi una cisterna di rum
per potermi dimenticare di tutto quello che mi fa male. Succede solo a me,
attraggo le cadute idiote come una calamita».
«Ma siediti, dai!», dice Sofía.
«Molto carina, la ragazza! Va beh,
ok: guarda se mi dovete prendere in giro tutta la serata! Basta
così, cazzo, ragazzi!», risponde Paul, cominciando ad arrabbiarsi.
«Non ti infastidire, bello; è che sei
il colmo delle disavventure. Prenditi un altro pacharán e
dimenticati alla grande di questa storia», dice Sofía conciliante,
«stavamo per andare in Plaza de Lara per preparare la queimada,
ci avete trovato a casa per un pelo».
«Non la facciamo qui? Così ci avevano detto
Teresa e Ricardo», dice Irene.
«Ma no!»
«E poi, ci siamo dati appuntamento
con qualche amico in piazza da mezzanotte in
poi. I gitani lì si spruzzeranno acqua addosso per
festeggiare l’arrivo dell’estate e poi andranno al falò. Un paio
d’anni fa ne preparammo uno fighissimo: bevvero finanche polizia
e metronotte che passavano di là, cantammo e battemmo le mani a
suon di musica fino alle sei del mattino».
«Una figata davvero!»,
risponde Luís.
«Andiamo», dice Sofía impaziente, «io
mi occupo di portare l’acquavite, Ricardo la ciotola di terracotta e
Teresa lo zucchero, i limoni e le mele».
«Portiamo anche il
registratore e qualche cassetta?».
«Non credo, finiscono per essere
un ingombro», dice Irene.
«Aspettate, dobbiamo dividerci i trip.
Ricardo, portati il coltellino e lo specchietto che trovi sul radiatore in
cucina. Ognuno se lo cala quando gli va. Siccome ce ne sono solo due,
devo tagliare ciascuno in tre parti; speriamo che siano buoni e che
ci diano un sacco di allucinazioni. Tieni, Irene, passatevi lo
specchietto e che ognuno prenda il suo pezzetto. Io me lo calo
adesso, così quando preparo la queimada strippo di
brutto», dice Sofía.
«Andiamo, Teresa chiudi a chiave», dice
Ricardo.
LA POLIZIA
SENZA PISTE NEL CASO DEI GIOVANI SCOMPARSI A CHUECA.
Madrid, 2 luglio.
– Sono passate due settimane da quando i vicini
di Lavapiés e Malasaña hanno visto per l’ultima volta
Ricardo e Teresa García Olavide, residenti in via Lavapiés, sita
nel quartiere
omonimo, e Luís Barros Sánchez e Sofía Castro Souto,
originari di La Coruña e residenti in via Jesús del
Valle, sita nel quartiere Malasaña.
Un conoscente dei
fratelli García Olavide, J. R. M., dice di averli visti uscire verso
mezzanotte portando con sé diversi borsoni. La polizia prosegue le
investigazioni in zona, sebbene il risultato dei suoi sforzi sia stato nullo
finora. I più vicini ai quattro giovani hanno dichiarato di non aver più
saputo nulla di loro dal giorno della festa di San Giovanni.
Il commissario
Soler, a capo delle investigazioni, chiede la collaborazione dei
vicini e di tutti coloro che li abbiano visti o possano
apportare informazioni che aiutino a risolvere il mistero. Questi i numeri per
mettersi in contatto con la polizia: 642-59-35 oppure 091
È una notte incredibile, senza nuvole, corre
solo una brezza leggera. I bar sono colmi di gente, i bambini giocano sui
marciapiedi e per i banchi della Plaza di Lavapiés si
bevono bottiglie di birra da litro e si fumano spinelli, si sente una
canzone de Los Nikis, al centro qualcuno ha acceso un falò. Giriamo a
destra in direzione Sombrerete, alla fine della strada si vede un nugolo
di gente: è il Y Punto, rock and roll e heavy metal,
aperto tutti i giorni fino alle sei del mattino, pienissimo di gente i
fine settimana. Nella Corrala, ragazzi e ragazze gitani corrono da
una parte all’altra con bottiglie di plastica, cubetti e persino le mani
grondanti di acqua, bagnandosi l’un l’altra; la maggior parte son zuppi. Grida,
risate, “attenzione che vi bagnate”, ci avverte un ragazzo che non avrà
più di dodici anni. In Plaza de Lara troviamo la stessa scena:
da un lato le mamme e le sorelle troppo grandi per questi giochi osservano come
si divertono i ragazzi. Entriamo in quello che sarà stato il cortile di un
vecchio orfanotrofio, bisogna scendere giù per qualche gradino. È un punto
in cui quattro o cinque macchine hanno parcheggiato di fronte alla piccola
scalinata, visto che in questo modo, se arriva qualche macchina della
polizia municipale o qualche volante della
polizia da Mesón de Paredes, non saranno in grado di
vederci.
Mentre Sofía comincia a preparare tutto
il necessario per fare la queimada, andiamo a cercare legna
per il falò con tutti gli altri:
«La prima ronda sarà quasi pronta per quando
tornerete. Vediamo se viene qualcuno di quelli che ho avvisato»,
dice.
«Spero che avremo la fortuna dell’anno
scorso, quando trovammo per caso due contenitori pieni di
legna», indica Ricardo.
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