miércoles, 1 de abril de 2020

La traccia di un crimine

Dopo dieci anni di aver vissuto nell’estero Luca torna a Venezia. Tiene in mente di vivere nel palazzo dei suoi antenati, ma prima di tutto dovrebbe osservare bene che cosa devono cambiare nell’edificio e che cosa devono rimanere.
L’aereo è atterrato alle 8:15. Sta piovendo. È una pioggia molto sottile. Luca ha guardato in su: il cielo è coperto di grosse nuvole nere ed il vento comincia a soffiare. Ha preso le valigie ed è salito su un tassi.
Mezz’ora dopo è arrivato al palazzo in gondola. Sbatte sulla porta con la mano destra e aspetta pocchi minuti. Sa che c’è un portiere, un uomo molto vecchio, che cammina pian pianino ma anche è un bravo lavoratore: pulisce il palazzo, fa l’idraulico, lavora come falegname e fa anche l’elettricista.
Luca guarda il suo orologio: sono già pasati quindici minuti, avvicina l’orecchio alla porta e crede d’ascoltare un fiato, si tira indietro ed aspetta. A mano a mano la porta si apre e compare un uomo vecchio con un’altezza quasi due metri. Luca lo osserva stupito.
-Buongiorno –dice l’uomo. –Che desidera?
-Buongiorno –risponde lui fissando lo sguardo sull’uomo. –Sono Luca Moretti.
-Piacere, dottore! Piacere! –dice l’uomo scostandosi dalla porta per che Luca si metta dentro la casa. –Sono Flavio Messi. Il viaggio, è stato bene? –segue a parlare mentre prende le valigie e cammina verso le scale.
-Benissimo! –risponde lui osservando sbardolito le cuadri che ci sono sul muri. Nei suoi ricordi ne erano molto imprecisi.
Salgono fino al primo piano senza parlare più. Flavio gira a sinistra e, dritto dritto, arrivano alla fine del corredoio, apre una porta, entra nella stanza e lascia sul pavimento le valigie.
-Ecco la sua camera da letto! Se non La piace...
-Mi piace molto. –risponde Luca guardando intorno di se.
-Scusi, devo fare la spesa. Adesso, desidera qualcosa di buono per mangiare?
-No, no. Grazie mile. Mi riposerò un po’. Sono molto stanco.
-Va bene. Allora, La vedo a pranzo.
-Perfetto! –risponde Luca lasciando la giacca sul letto.
Flavio esce dalla stanza e chiude la porta. Luca, seduto sul letto, osserva le cose che ci sono nella camera e poi si tolse le scarpe e si sdraia sul letto. Tra pocchi minuti si è addormentato, e sogna. Nel suo sonno è un bambino da sette anni; nel palazzo c’è molta gente ma adesso c’è il silenzo. È notte fonda e si è svegliato perché ha ascoltato un rumore. Si indosa le pantofole e si avvicina alla porta. Il rumore è ogni volta più forte, sembra il suono di qualche impronta ma lui non le conosce. Sarà un ladro?, pensa con terrore. Improvvisamente il rumore si ferma e il pomolo della porta comincia a muoversi, Luca desidera gridare ma della sua gola non esce niente. Il pomolo non si muove più e le impronte si allontano per il corredoio. Luca, con molta cura e pian pianino, apre la porta e guarda in fondo del corredoio: un’ombra sconosciuta sale la finestra al fondo del corredoio e saltono alla notte. Stupito chiude la porta e, improvvisamente, si sveglia.
Luca guarda il suo orologio, soltanto è pasato mezz’ora. Si indosa le scarpe e esce dalla stanza. La finestra del suo sonno sta a sinistra, si avvicina per cercare una spiegazione e subito, quasi per caso, osserva una piccola goccia di sangue. Non capisca niente. Flavio somiglia un uomo molto pulito. Scende le scale e cerca di trovarlo ma non c’è. Ricorda que sta facendo la spesa. Percorre tutto il palazzo, dal piano basso al terzo piano ma non trova niente. Tutto c’è nel suo posto.
Pocco prima del pranzo Luca domanda a Flavio per la goccia di sangue.
-Quale goccia? –domanda Flavio. -¡La goccia! ¡Quella goccia! –dice alzando la mano in su. –Quella goccia non si può pulire. –spiega mentre serve la zuppa.
-¿Perché?
-Perché è il ricordo di una brutta storia.
-Racconti, per favore.
-Con il suo permesso. –dice Flavio sediendosi. –Molto tempo fa, due ragazze molto amiche amavano allo stesso uomo. Lui non sapeva niente. Loro non desideravano rompere la sua amicizia per raggiungere l’amore de quest’uomo e non gli hanno deto niente. Parlavano e parlavano di lui e soffrivano della stessa maniera. L’uomo non sembrava interessato in nessuna donna e loro erano felici per questa ragione. Un giorno l’uomo è scomparso, loro aspettarono il suo ritorno ma lui non compareva. Dopo sei mesi l’uomo è ritornato e con lui veniva una bella donna: era sua moglie. Le due raggaze ammalarono di malenconia. L’uomo, che era il dono di queste palazzo, offre una festa a tutti le migliore famiglie di Venezia per festeggiare la sua felicità. Loro soffrerono molto per vederlo attacato sempre a quella bella donna, salirono le scale fino al primo piano. Rimanerono nel corredoio per molto tempo fino a che i suoi genitori si renderono conto di que non c’erano nel piano basso. Quando, alla fine, salirono tutti al primo piano soltanto hanno potuto vedere un’ombra scomparire dalla finestra e la traccia di una goccia di sangue. Guardarono in giù e un urlo di terrore escono di tutti le gole: le due amiche erano morte nel pavimento del giardino. La goccia non si può mai pulire.
-¿E l’ombra che io ho visto nel mio sonno? –dice Luca che subito racconta a Flavio cosa è successo nel sonno.

-È l’uomo che non può arrivare nel momento preciso per salvarle e che è condannato a intentare proteggerle da sei secoli fa.

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