Di
Stefano Vignaroli ne ho letto, e anche tradotto, i due libri
precedenti del Commissario Caterina Ruggeri (Una tranquilla cittadina
di provincia, Delitti esoterici) e sono diventata una vera tifosa di
questa donna testarda, intelligente che, cosciente o meno, si tuffa
nel suo lavoro come un gabbiano nel mare in cerca della sua preda,
senza pensarci troppo.
Aurora,
la figlia di Stefano y Caterina, è cresciuta, capisce molte cose del
mondo degli adulti e ha cominciato a cantare con l’aiuto del suo
progenitore – veterinario -cantante di una jazz band. Come al
solito, la tranquilla vita della famiglia si vede interrotta per i
crimini misteriosi con qualche pennellate di misterio – esoterismo.
A Stefano Vignaroli piace introdurre leggende e superstizioni della
sua regione, Le Marche, nei suoi libri, e lo fa in maniera egregia.
Sempre
di fondo la figura di Federico II di Svevia e la sua storia, monarca
del medioevo che ho scoperto grazie ai romanzi di Vignaroli, e le
leggende che lo riguardano. In questo caso la storia della pietra
bianca e la pietra nera che si attirano a vicenda, il Fine del Mondo,
un’altra volta il Colle del Gioggo e il campo dei gigli, pieni di
fantasia e magia.
La
storia comincia con la morte di una donna all’interno di una
macchina che era insieme a una sua amica. Quest’ultima sopravvive
ma non è affatto bene. Quello che all’inizio sembrava un normale
incidenti diventa un assassinio premeditado: sembra che una mente
afflitta da qualche malattia mentale è all’indietro di questo
efferato crimine.
Di seguito una donna tunisina e il suo fidanzato, e altri
personaggi legati tra loro subiscono la stessa sorte. Caterina non
saprá cosa fare e cosa pensare. Ogni volta che succede una di queste
morte un piccolo libro con le copertine colorate in maniera diversa,
appaiono accanto alle vittime.
A un certo punto questi crimini si incrociano con la storia familiare di Caterina, della morte del suo padre e la partita della casa familiare della stessa Caterina cercando di fare carriera nella Polizia, lasciando ai suoi due fratellini alla sua sorte, senza rimorsi.
Nel Diario di uno psicopatico ci sono tutti gli elementi che fanno della scrittura di Vignaroli uno stile unico, scorrevole, che sconvolge al lettore a tal punto che entra un dubbio: deve cominciare a leggere piano piano per godere della lettura oppure in fretta per arrivare al finale, sempre sorprendente, di uno dei suoi libri? Compete al lettore scegliere, io direi che ogni capitolo del libro ha il suo proprio ritmo, a volte rapido, a volte lento, e che chi lo sta leggendo deve adattarsi al ritmo che impone il romanzo.
Nel Diario di uno psicopatico ci sono tutti gli elementi che fanno della scrittura di Vignaroli uno stile unico, scorrevole, che sconvolge al lettore a tal punto che entra un dubbio: deve cominciare a leggere piano piano per godere della lettura oppure in fretta per arrivare al finale, sempre sorprendente, di uno dei suoi libri? Compete al lettore scegliere, io direi che ogni capitolo del libro ha il suo proprio ritmo, a volte rapido, a volte lento, e che chi lo sta leggendo deve adattarsi al ritmo che impone il romanzo.
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