Dei
tre libri che compongono la trilogia di Torino sull’assedio subito
all’inizio del XVIII secolo, forse questo è il più magico, e
anche il più difficile di capire. Adesso, mentre scrivo questa
recensione mi è venuto in mente la maniera di scrivere e raccontare
storie dei greci e romani antichi, dove gli dei e gli uomini vengono
sconvolti in battaglie e altre storie, in un groviglio a volte quasi
inestricabile tra quello che si vede e quello che non, tra il mondo
degli uomini e il mondo dell’invisibile, ma esistente.
Sin
dall’inizio del libro il mondo sopranaturale si apre cammino e
Gustìn sarà di aiuto per quelli esseri che lo popolano. Luca Buggio
intreccia la leggenda e la realtà in maniera perfetta tramite questo
rapporto tra Gustìn e i Cavalcanti, i protettori di Torino.
Le
leggende sull’origine di Torino parlavano di un Toro che era
diventato protettore della città dopo aver sconfitto un Drago
(p. 28).
Su
questa premessa si svolge il romanzo La città dei Santi, i
personaggi che abbiamo conosciuto nei libri precedenti (La città
delle streghe, La città dell’assedio) svolgeranno la
sua personalità e prenderanno posto tra i Santi oppure i Figli del
Drago.
Due
battaglie, una sulla terra e un’altra sottosuolo, una visibile e
un’altra invisibile, si narrano nelle 468 pagine del libro. Tutti
gli enigmi che nei romanzi precedenti sono stati abbozzati avranno la
sua soluzione.Specialmente sono carini i ragazzini che vivono sulla
via, che sono figli di famiglie molto poveri e anche può darsi che
loro stessi siano dei piccoli delinquenti, ma anche tra loro, esiste
l’onore e il senso della giustizia, a volte un po’ bizzarra, ma
sempre giustizia.
Le scene di violenza che si descrivono nel libro
(battaglie, risse) sono realistiche e il lettore può immaginarle
alla perfezione:
Il
momento del tutto per il tutto, uomini contro uomini, moschetti e
baionette. I difensori soverchiati del numero di quasi cinque contro
uno (pagina 267).
Un
drappello di granatieri avanzò fin sotto la porta di Soccorso, la
baionetta innestata e i bottoni di metallo delle uniformi che
brillavano al baluginare dei fuochi. Tutt’intorno cadeva una
pioggia di sassi lanciati dai mortai nemici: rimbalzavano per terra,
fracassavano teste e spalle (pagina 275)
Non
c’e bisogno di descrivere i membri rotti, il sangue versato sulla
terra, con una economia di parole lodevole Luca Buggio riesce a
metter davanti agli occhi dei lettori la crudeltà e la violenza
della guerra e dell’essere umano.
Mi
sembra assai difficile fare una recensione di un libro che è
l’ultimo di una trilogia, non voglio scoprire troppo e neanche
poco.
Direi
un’altra volta che Luca Buggio è un grande scrittore? Non ne
parlerò giacché uno scrittore che riesce a mantenere i nervi a fior
di pelle fino all’ultima pagina della sua storia (1.248 pagine, per
la esattezza) deve esserlo senza dubbio. Io non dirò il contrario.
Con
questo libro ho scoperto un pezzo di Istoria dell’Italia che tanto
amo e anche che, quando si mette l’anima in quello che si fa, come
ha fatto Luca Buggio, lavorando sodo, sia tanto nella documentazione
storica che sullo svolgimento di personaggi, con le loro emozioni, le
loro tristezze, il prodotto che ne esce è ottimo; allora siccome
autore la soddisfazione deve essere piena per poter lanciare tre
creature al mondo letterario e mostrare la passione che si ha messo
nel farlo, e che questa passione sia stata trasmessa ai lettori
tramite una scrittura accurata, limpida, dove tutte le parole hanno
il posto giusto; come lettore, la soddisfazione sarà ancora di più,
per avere l’opportunità di averlo tra le mani e aver potuto
leggerlo nella sua lingua originale. È stato un vero piacere.
No hay comentarios:
Publicar un comentario
Podedes deixar aqui os vosos comentarios, ideas e suxerencias.
Podéis dejar aquí vuestros comentarios, ideas o sugerencias.
Spazio per scrivere le vostre osservazioni e idee.