miércoles, 29 de julio de 2020

RECENSIONE - FOLLOW YOUR DREAMS


Francesca Rizzi con questo libro ha fatto un lavoro immane.
SI è imbarcata in un compito colossale: parlare della creatività della gioventù italiana, di storie di vita, di coraggio, di persone che non si arrendono mai, che rischiano di fallire ma che non si danno per vinte e inseguono il loro sogno.  Attraverso un percorso lungo l’Italia, Francesca Rizzi ha avuto la fortuna di conoscere artigiani della Puglia, della Sicilia, del Lazio, della Lombardia, dell’Emilia Romagna e di tante altre regioni del Bel Paese. Così avrei intitolato questo libro “La creatività nel Bel Paese”.
Quasi settanta vite raccontate per far conoscere i sogni di altrettante persone: ci sono quelli che sono fashion designer, quelli che lavorano con materiali non comuni come il sughero o con materiali di riuso, c’è chi cerca di seguire una filosofia diversa con la sua moda sociale. Persone che lavorano fin da da piccoli o che hanno dato una svolta alla loro vita: architetti che sono diventati artigiani dell’argilla, geometri che hanno deciso inforcare i ferri e creare meravigliosi maglioni: queste sono solo alcune delle storie che si possono leggere in questo libro.
Ma “Follow your dreams” parla anche di una filosofia di vita.
Parla del coraggio necessario per mettersi in proprio in un paese dove farlo senza l’aiuto della famiglia, degli amici, di qualcuno che ti dia manforte nei primi tempi può diventare una vera follia. Non è facile fare una recensione di un libro come questo, perché, per essere giusta, avrei dovuto riassumere ogni vita, ogni sogno delle singole persone oppure descriverlo semplicemente come un libro che parla di persone lavorano nel mondo della moda.
Ma nessuna di queste definizione sarebbe stata giusta, né l’autrice sarebbe stata soddisfatta se avessi recensito così il suo scritto. Credo quindi che sia giusto utilizzare le parole di Francesca per chiudere questa mia recensione:
Credo in questa manciata di parole sia racchiusa l’anima delle mille e mille parole contenute in quest’opera ricca di anima, anzi, di anime..
Insomma, “Follow your dreams” di Francesca Rizzi non è solo un libro, è una finestra aperta per chi vuole sapere di più sulla creatività, sulla forza che c’è dentro ogni persona che vede il mondo in maniera diversa.
“Follow the dreams” è un inno al coraggio che necessita per non mollare mai davanti alle difficoltà della vita e alla felicità delle piccole cose, quelle a cui non tutti sanno dare il giusto peso, ma che hanno il valore ed il sapore dei sogni concretizzati, e i sogni molto spesso hanno un prezzo così alto che non può essere pagato nemmeno con una montagna di denaro.

viernes, 24 de julio de 2020

UNIVERSIDAD PARA ASESINOS - PETROS MARKARIS


Compré este libro en la Feria del Libro de Coruña 2019. Lo comencé a leer bastantes días después, pero en cuanto comencé no pude ya dejarlo. Era la primera vez que leía un libro policíaco de un autor griego y me ha encantado, tanto por su temática, un asesino en serie de profesores universitarios, como por el humor que despliega el libro con respecto a las relaciones personales del inspector Kostas Jaritos: la familia de Jaritos es la típica familia extensa mediterránea, con sus problemas, sus miserias y sus alegrías. Una forma de escribir y de sentir las novelas de misterio o policíacas, o de investigación (elegid vosotros la forma de llamarlas) muy próxima a la de otro gran escritor del sur de Europa: Andrea Camilleri.

martes, 21 de julio de 2020

RECENSIONE - IL SUICIDIO DELL'ARCIERE


Con un inizio un po’ strano che, in un certo senso, può fare venire in mente il film “LA PRINCIPESSA PROMESSA SPOSA”, “Il Suicidio Dell’Arciere” è, allo stesso tempo, un libro straordinario e prevedibile. Questo non è affatto un difetto, anzi, succede spesso con le fiabe, un esempio su tutti è quella di Cenerentola. Mi piacciono questo tipo di libri.
È straordinario perché ci racconta una storia piena di magia, già conosciuta prima che gli uomini scrivessero per la prima volta. È una storia scritta mille volte e altre mille sarà raccontata ai lettori del futuro. E sempre, per sempre, ci piacerà.
Ci sono tutti gli ingredienti di una fiaba:
- la guerra che non finisce mai
- storie d’amore che si incrociano
- la sofferenza dell’eroe e la sua consapevolezza su quello che accadrà e che non potrà evitare
- il personaggio cattivo che, anche se non si conosce fino alla fine del libro, occupa la vita di tutti i protagonisti
- gli uccelli del malaugurio
- le donne brave e coraggiose
- il Fato che si impadronisce di tutto e tutti.
Poi c’è la pennellata di modernità all’inizio della storia: un divano.
L’ambientazione sembra quella del Medioevo oppure dei miti: ci sono arcieri, giovani che girovagano di paese in paese in cerca dell’uomo che ha ammazzato il loro padre, l’eroe che soffre. Cosa c’entra il divano?
Man mano che si legge il libro si capisce benissimo. Dal mio punto di vista l’autore, Danilo Di Pinto, vuole raccontare una storia eterna, potrebbe essere ambientata in un tempo post-apocalittico, potrebbe essere più antica, lontana dalla nostra epoca oppure, come credo io, potrebbe essere ambientata allo stesso tempo, in un’epoca vicina ma anche lontana a noi.
Potrebbe trattarsi di una storia atemporale.
Quello che interessano sono le emozioni, che rimarranno ugualmente impresse qualunque sia l’epoca in cui si svolge la storia. Le passioni degli uomini sono le stesse sia nella Grecia classica sia nell’anno 2800 A.C.
Nella narrazione de “IL SUICIDIO DELL’ARCIERE”, passato e futuro si incrociano attraverso i ricordi di ogni singolo personaggio. Qualcosa si intuisce e ogni pagina già letta ci spinge ad andare avanti in fretta perché, anche se il finale lo sappiamo, vogliamo che abbia una conferma.
Danilo Di Pinto riesce ad avvolgerci nell’atmosfera oscura, tempestosa e magica della storia , dove si va alla ricerca di quella speranza che faccia finire tutto bene. Se questo era l’intento dell’autore, a me sembra proprio che ce l’abbia fatta. E a voi?

lunes, 20 de julio de 2020

UN AMORE DI RAFFAELLO di Pierluigi Panza - RECENSIONE


Confesso la mia ignoranza sulla vita di una figura così importante della Storia dell’Arte. Con la lettura di questo libro avrei voluto imparare un po’ di più su di lui. Qualcosa ho imparato, soprattutto per quanto riguarda alcuni abitudini dell’epoca e delle vite delle cortigiane di Roma. Ma non solo. Sapevo che i grandi maestri, sia della pittura come della scultura, avevano alcuni aiutanti e discepoli ma quello che non sapevo era il modo in cui lavoravano.
Il primo paragrafo che ha attirato la mia attenzione, a pagina 47, mi ha dato un’idea approssimativa di esso: “Nel palazzo del papa, insieme al Nanni, a Fattore, a uno che chiamavano il Raffaellino e alla schiera dei garzoni, Lello decorava le stanze e le logge salendo sui ponteggi costruiti da Giovanni. Sopra i ponteggi legati insieme con delle corde di canapa, gli aiutanti ponevano contro le parete i disegni con i profili bucherellati delle figure. Tamponavano le parti forate con un sacchetto riempito di carboncino. Poi, tolto il disegno, sul muro si vedevano tanti puntini che bastava congiungere per ottenere la figura (pagina 47)” Anche i bambini lo fanno ancora! Questo dei puntini. Fino a qui avevo letto tutto di un fiato.
Poi, il lavoro e altre letture mi hanno costretto a lasciare un po’ da parte il libro di Pierluigi Panza. Durante alcuni giorni mi dicevo, dai, leggi un po’. Ma il libro non mi attirava tanto come quando l’avevo acquistato. Non mi coinvolgeva, anzi. Ma dovevo leggerlo, avevo acquistato il cartaceo e non volevo arrendermi così presto. E non l’ho fatto, anche se ho dovuto lottare con me stessa per riuscire a finirlo un pomeriggio di sabato sdraiata sul divano fino a che gli occhi non hanno detto basta con l’ultima riga.
La storia della ragazza che è venduta dal padre a un personaggio in vista, invece, mi ha colpito dall’inizio. Proprio la storia, il percorso di questa fanciulla povera, non così tanto come altre, ma povera, che rimane in attesa di un uomo che voglia sposarla mi ha commossa. Perché in quell’epoca la donna non aveva un valore, di fatto diventava un fardello per la sua famiglia. Era più simile a un sacco di farina che a un essere umano. Questo si vede benissimo con la morte della Nencia (pagina 137) una morte così crudele e miserabile, così orrenda, non si capisce a patto che le donne, e soprattutto le cortigiane, siano su uno scalino più in basso ancora che gli animali della stalla. Espressione come prostitute a candela, gregge del Signore danno un’idea della vita di queste povere donne che erano state costrette a vivere come potevano e non come avrebbero voluto vivere.
E non vivono tanto male le cortigiane… fino a che il loro protettore non si stanchi di loro, allora, la donna cade il più in basso possibile o anche peggio.
Forse un linguaggio troppo moderno e dei dialoghi a volte un poco banali hanno fatto che il libro non mi sia piaciuto tantissimo come altri che ho letto. Ma la figura di Ghita, i suoi sogni, la sua giovinezza venduta, il suo amore per Raffaello, sia vera o meno, la storia di questa ragazza povera diventata l’amore del pittore dell’Amore non credo che la dimenticherò mai.

sábado, 18 de julio de 2020

IL RE D'INVERNO - BERNARD CORNWELL


Prima di cominciare a leggere il romanzo mi venne in mente il libro scritto da Thomas Malory e anche quello di Steinbeck. Poi ho capito che Corrnwell cercava di indagare sull'Arturo storico.Ed è proprio per questo che mi incuriosiva il libro. Avevo visto sulla TV spagnola qualche documentario con questo argomento. Re Artur, un personaggio molto difficile da descrivere. All'indietro di ogni leggenda c'è un po' di realtà. Questo lo sapiamo tutti ma lo scrittore che ha cercato di spiegare il rapporto tra realtà e leggenda e che è stato riuscito a farlo, per me, è stato Robert Graves con il suo libro LA DEA BIANCA. Allora, no mi sono stupita per la cattiveria ed egoismo di Ginevra, neanche per la descrizione un po' di uomo superbo, cretino e bugiardo di Lancillotto. Si sa che i trovatori prendevano soldi dai re e principi affinché cantassero la gloria di loro. Così, una persona tanto cretina come il Lancillotto di Cornwell è riuscito a essere descritto come il cavaliere più coraggioso della sua epoca.
 
Mi è sembrato molto interessante e anche realistico il raduno del Consiglio di Uther con gli altri re e guerrieri, l'atmosfera di povertà e di cambio che Cornwell riesce a descrivere: gli antichi palazzi romani che vanno in rovina, la lotta tra cristianesimo e paganismo, le tracce della antica dignità dei romani e via dicendo. Al mio avviso il libro descrive alla perfezione una epoca convulsa. Non è facile scrivere in prima persona ma sempre sembra realistico che ci sia un personaggio così che osserva quello che succede davanti a lui chi racconti la storia.