viernes, 15 de julio de 2022

LA CITTÀ DELLE STREGHE di Luca Buggio - RECENSIONE

 
Luca Buggio, torinese, laureato in ingegneria è anche attore, regista e attore teatrale. Ha esordito nel 2009 con La danza delle Marionette. L’autore racconta: “mentre ascoltavo una conferenza sull’assedio di Torino, mettendo insieme idee e pensieri che mi ronzavano per la testa da un po’ di tempo, nel 2006 ho iniziato a documentarmi e a scrivere”.  
Così è nata la trilogia sull’Assedio di Torino la cui prima parte è il libro LA CITTÀ DELLE STREGHE (La Corte Editore, Torino, settembre 2017). 
Il libro è diviso in sette parti e un epilogo: 
―Prima parte = il libro comincia con una data importante per la storia europea dell’epoca: 25 aprile 1686, nel pieno della repressione dei valdesi della Val Chisone, per volontà del Re Sole che li considerava eretici. Nel romanzo di Luca Buggio questa stessa data è scelta per far conoscere alcuni personaggi importanti di questa storia: Gustín, un ragazzo di 14 anni che è chiuso in carcere, il suo futuro benefattore, il conte Gropello, e una contadina valdese, Bertina, che diventerà la mamma dell’altra protagonista del romanzo, Laura.  
― Seconda parte = siamo nell’anno 1703, 17 anni dopo gli eventi del prologo. Laura e la sua famiglia si preparano a partire da Nizza per andare a Torino. La ragione di questo viaggio è la guerra tra il Ducato di Savoia, a cui Nizza appartiene, e la Francia. In questa parte l’autore ci presenta altri personaggi principali del romanzo attraverso un lungo e faticoso viaggio fino a Torino; per la precisione, fino a Borgo Dora, nei sobborghi della città.  
― Terza parte = Gustín e il conte Gropello si recano ad Avigliana, per incontrare i capi delle bande dei briganti che si nascondono in val di Susa. Alla fine delle importanti trattative si verifica la prima morte sospetta, quella di un capo brigante favorevole agli accordi proposti, su cui il conte chiede a Gustìn di fare indagini.  
― Quarta parte = ottobre 1703. L’omicidio di un uomo nei vicoli di Torino fa scoprire al lettore la leggenda dell’Uomo del Crocicchio (così i torinesi di Borgo Dora chiamano il Diavolo). Mentre ad Avigliana Gustìn scopre l’esistenza di riti pagani, a Torino Laura deve fare fronte alla malattia del suo patrigno, Fioreste.  
― Quinta parte = 13 novembre 1703. Questa parte è quella centrale del romanzo ed è molto lunga, in cui si svolgono le trame e i rapporti tra i personaggi presentati nelle parti precedenti. Mentre Laura e la sua famiglia fanno fronte alle difficoltà di tutti i giorni, ad Avigliana Gustìn si trova a dare la caccia alla Vipera, una donna in odore di stregoneria e ritenuta responsabile dell’omicidio del capo brigante. Le trame di Laura e Gustìn vanno avanti mentre lo stesso succede, in sottofondo, a quella storica, con la guerra che investirà Torino nel famoso assedio del 1706 ormai sempre più vicina.  
―Sesta Parte = Gli omicidi a Torino continuano, sempre più crudeli ed efferati, e Gustìn dà la caccia a quello che ormai molti chiamano l’Assassino del Coltello.  
― Settima parte = 10 aprile 1705. La città si prepara per la difesa. Si scopre l’identità dell’Assassino del Coltello (ovviamente non vi dirò chi sia, dovreste leggere il libro). Sembra che la fortuna di Laura sia sul punto di cambiare.  
―Epilogo = Giochi di spie e l’Ordine del Drago. 
Ovviamente non vi ho raccontato neanche la decima parte del libro, ma solo quello che importa per fare questa recensione. L’epoca in cui si svolge il romanzo, l’inizio del XVIII secolo, si può considerare un’epoca convulsa, il medioevo è lontano e anche il Rinascimento, è un secolo di guerre continue tra le diverse nazioni dell’Europa, sia per causa della religione che per causa della politica. E in questo libro c’entrano le due. Della causa religiosa viene raccontato nel prologo, con i valdesì perseguitati dal Re di Francia e dal Duca di Savoia, battezzati con la forza e ammazzati come animali. La politica, sempre la politica, è quella che vede contrapposte le due superpotenze dell’epoca, Francia e Austria, e i rispettivi alleati. La morte senza eredi del Re di Spagna sposta tutti gli equilibri dal momento che sia francesi che austriaci rivendicano il diritto a succedere a quel trono. Il Duca di Savoia sceglie di schierarsi contro il Re Sole per timore che la Lombardia passi dal controllo spagnolo a quello francese, facendolo trovare circondato sui due lati dal potente vicino.  
Sembra strano e anche confuso ma vi assicuro che Luca Buggio, nel suo libro, vi darà una spiegazione più chiara che quella che io vi fornisco. Perché se c’è una cosa che questo autore torinese fa in maniera magistrale è spiegare la storia, quella con la maiuscola e quella con la minuscola. 
Cosa è la storia minuscola? Quella che non viene mai spiegata in maniera certosina: la vita quotidiana, della gente comune come Laura, come Fioreste, Rosina e tutte le persone che vivono nel Borgo Dora o il Balòn.  
Nel romanzo ci sono molti dettagli su come avveniva la vita dell’epoca. Ad esempio, un viaggio in carrozza: 

I sedili di legno erano duri e scomodi, e ogni solco del terreno diventava un salto che costava una sculacciata e una botta alla schiena. Il freddo obbligava a tenere chiuse le tende incerate, rendendo l’aria irrespirabile per il sudore che impregnava gli abiti e i corpi. Inoltre i bagagli, caricati sulla parte posteriore del carro, sbattevano contro la sottile parete e le teste dei viaggiatori che sedevano nel verso della marcia (pagina 82). 

Immaginate viaggiare in queste condizione, sulle strade sterrate, con i briganti pronti ad assalire i viaggiatori! 

Uno dei passaggi più belli di questo romanzo, la descrizione di Borgo Dora mentre Laura cammina per acquistare il pane: 

(…) le voci che uscivano dalle botteghe le venivano incontro. Gente che comprava, gente che vendeva, che cercava una scusa per conversare, scherzare o corteggiare. Uno schiaffo e un urlo suggerirono che qualche servo di bottega aveva fatto perdere la pazienza al padrone. Tutte quelle voci e perfino l’urlo, e lo schiaffo, avevano un sapore di rassicurante normalità. (pagina 156). 

Sono poche parole ma quelle giuste affinché il lettore possa avere davanti ai suoi occhi una scena completa dove si può anche sentire l’odore del pane di recente sfornato che in breve avrà Laura tra sue mani. La vita in città e in campagna può sembrare diversa, specialmente in un’epoca come questa, invece man mano che continuiamo la lettura ci rendiamo conto di cos’hanno in comune cittadini e campagnoli: l’ignoranza e la superstizione.  
Nel romanzo di Luca Buggio possiamo distinguere diverse linee narrative: 
― quella di Laura e della sua famiglia di Laura, ma anche della vita quotidiana di cittadini normali.  
― quella di Gustìn e del suo padrone, di spie e di alleanze di cui un cortigiano si può vergognare, ma che sono necessarie ai suoi scopi. Qui si racconta la Storia con la S maiuscola, quella dei libri di storia, con i regnanti e i loro ministri e generali, ma anche quella non raccontata di spie e di alleanze segrete di cui un cortigiano come Gropello si vergogna, anche se sono necessarie per i suoi scopi. Sembrerebbe che tra le prime due linee narrative non ci sia un collegamento, se non quello degli eventi storici che riguardano tutti, dai nobili ai popolani. Laura e Gustìn non si incontrano… per il momento.  
― quella del mistero e delle cose che non si capiscono: le streghe e la Vipera, l’Uomo del Crocicchio, l’Ordine del Drago. Può darsi che siano cose vere, o che siano il frutto della fantasia di chi cerca di dare una spiegazione a omicidi così efferati che soltanto Satana o un suo discepolo potrebbero compiere. 
La maniera in cui Luca Buggio intreccia questi tre livelli di narrazione è geniale. Con discrezione, piano piano, il lettore segue le vite dei personaggi così da vicino che finisce per avere la sensazione di averli conosciuti per davvero. La precisione dei dettagli permette di entrare nei saloni della nobiltà sabauda, nelle abitazioni di Borgo Dora, nel sottosuolo di Torino, e si ha quasi la sensazione di esserci stati di persona.  
Perfino le vicende più strane e i personaggi più misteriosi, quasi evanescenti come Raffaele, sembrano credibili. Luca Buggio ha una prosa semplice ma non semplicistica, precisa ma non pesante, mostra molto e descrive poco, ma quel poco che descrive diventa reale quando si legge. Questa recensione, la mia recensione, è quella che è, il parere di una persona a cui piace leggere, e anche scrivere, e che non vuole raccontare tutte le emozioni che LA CITTÀ DELLE STREGHE ha messo nel suo spirito: altrimenti cosa rimarrebbe per voi?