domingo, 26 de febrero de 2023

GHE JERA NA TOSETA (C'era una bambina) di Sandra Dal Pra - RECENSIONE

 
Bruna è una donna in pensione:

dopo una vita di lavoro, dopo tanti avvenimenti, ora veniva pagata per non fare nulla, solo per prendersi cura di se stessa (pag. 7) 

Queste due righe dicono molto su questa donna e su quello che leggeremo nelle pagine successive: è una donna che guarda verso il futuro, come sempre ha fatto e che adesso può godersi la propria vita senza problemi. 
Ma qualcosa la confonde: una lettera dalla Svizzera. Cosa vorranno da lei? 
Questo è il punto di partenza dei ricordi di Bruna. Il lettore sa che adesso tutto è a posto, o quasi. Ma come è arrivata fino a qui Bruna? 
E allora questa donna comincia a ricordare: 
Il capitolo 2 comincia con la toseta Bruna che ha dieci anni; a questa tenera età deve portare a pascolare le mucche, nei pascoli, in alto. Siamo nell’anno 1930 e nei paesini di montagna del Veneto tutta la famiglia deve lavorare, anche le bambine di 10 anni. Ognuno fa quello che può. 
Allora, sappiamo che Bruna è una bambina speciale, premurosa, onesta, senza paura del duro lavoro, con un senso della famiglia non consueto per la sua età. Ed è anche una ragazzina intelligente a cui piace imparare. Inoltre è timida e cerca di non disturbare gli altri, l’unica amicizia che ha è quella con un ragazzo di nome Arturo. 
Adesso cominceremo a vedere in Bruna delle caratteristiche che l’aiuteranno attraverso il percorso della sua vita: buona lavoratrice, senso del dovere nei confronti con chi l’assume e con la sua famiglia, timida ma allo stesso tempo brava, con voglia di imparare, attenta a selezionare le sue amicizie, cosciente del posto che occupa nel mondo ma anche che questa epoca tanto brutta, dove deve patire la fame, per questo fa una promessa:  

(…) erano tempi duri per tutti e bisiognava ringraziare il cielo che quel suo lavoro avesse tolto una bocca da sfamare in famiglia: uno di meno voleva dire più cibo per gli altri. Decise però in quel momento che non avrebbe mai fatto patire la fame ai suoi figli, che avrebbe fatto di tutto per poter avere del cibo (pag. 14). 

È proprio in quei lontani tempi sente per la prima volta il pericolo. Una mucca, che avrebbe dovuto partorire presto, muore e con essa anche il vitellino. Questo fatto lascerà una profonda ferita nel suo animo e nel suo cervello. 
Perdonatemi questa lunga digressione sull’inizio del libro, ma è importante per capire il carattere così straordinario della piccola Bruna che già dimostra il tipo di donna che diventerà. 
Con un carattere tanto deciso la cosa normale è che tutto vada per il meglio, ma questo non significa che la vita di Bruna diventi un romanzo rosa, dove tutto si incastra perfettamente. 
Altrimenti, la vita di Bruna, da questo momento in poi sarà un andirivieni tra lavoretti sempre più impegnativi. 
La vita di Bruna è quella di molte donne. che tra gli anni trenta e gli anni settanta, subirono la Seconda Guerra Mondiale, il fascismo, il dopoguerra, l’emigrazione e il ritorno in patria le più fortunate. Ma fortunate non vuole dire una vita senza soffrire, senza dubbi sul suo futuro. 
Attraverso gli occhi di Bruna sappiamo delle abitudini dell’Italia di quei duri tempi, la sofferenza dei soldati italiani che furono costretti a combattere in un paese così lontano come la Russia, un posto dove morirono molti e da cui ritornarono i più fortunati con qualche ferita, avendo fatto di tutto per sopravvivere (il surrogato, la cucina economica) in un paese, l’Italia, dove i suoi dirigenti se ne fregavano del destino dei cittadini (la fuga del Re), e poi la Liberazione, il 28 aprile, ma anche le conseguenze di questa Liberazione, con il mostro del fascismo che non voleva arrendersi e faceva le sue strage ovunque, come un tipo di vendetta, come un mostro nei suoi ultimi spasmi sul punto di morire. 
E qui sta Bruna, osservando tutto quello che succede intorno a sé. Cerca sempre di andare avanti, di non arrendersi mai. Per me la scena più terrificante del libro è quella delle donne in fuga con i loro bambini per salvarsi dagli incendi e dalle destruzione delle loro case dalle sue case. 

Lungo il sentiero tutte stavano zitte, anche se molte piangevano, lei pensava a salvare sua figlia che le camminava accanto ma che dovette essere presa in braccio per lungi tratti in salita (…) Intanto però bisognava salvarsi… E andare su… Sempre avanti, oltre il sasso della polenta, oltre i laghetti, oltre la Balcugola e le briglie, su per i pendii erti della valle fino a arrivare a Roana. Era già quasi notte quando arrivarono, stanche, infreddolite, spaventate (pag. 81). 
E qui smetto di parlare dell vita di Bruna perché non voglio essere troppo prolissa e neanche togliere la sorpresa al lettore che per la prima volta apre il libro e si immerge nelle sue pagine e nella vita di una donna straordinaria, come tante altre donne che subirono le stesse esperienze. Donne testarde, con un anima forte e decisa, che non smisero di sperare in una vita migliore, donne pronte a rialzarsi dopo ogni caduta. Adesso credo che si chiama resilienza, io lo chiamo forza di volontà. 
Sandra Dal Pra ha scritto un bel libro, con una linguaggio semplice, ma per niente banale, in cui mostra non solo la vita di questa donna brava e coraggiosa ma anche quella degli uomini che l’hanno spinta a essere come poi è diventata: una donna libera, intraprendente. Senza l’appoggio di questi uomini (suo padre, i suoi mariti) la vita per Bruna forse sarebbe stata più difficile. Gli uomini che hanno avuto a che fare con Bruna sono stati anche loro bravi uomini, uomini del popolo, ma che hanno creduto in lei e nelle sue capacità. Mi è piaciuto molto le parti dove si parla in dialetto. Ho letto ogni parola del libro e, a volte, ho anche letto ad alta voce queste parole così diverse dell’italiano che conosco. 
Questa non è stato per niente una recensione facile; avevo preso molti appunti su come si era sviluppata la vita di Bruna e tutti quanti mi sembravano importanti. Ma come fare per non raccontare un’altra volta il libro? Come fare per non scrivere troppo e, allo stesso tempo, dire la mia sul libro? Così ho deciso cominciare con la Bruna piccola, perché in lei ci sono tutte le caratteristiche che si possono vedere nella Bruna adolescente, la ventenne, fino ad arrivare a questa Bruna in pensione.

Grazie Sandra Dal Pra per questo bel libro. Bravissima.

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