martes, 2 de enero de 2024

ROMA SONO IO di Santiago Posteguillo - RECENSIONE

Tutti noi abbiamo letto molti libri sulla vita di Giulio Cesare. Per quanto riguarda me sono sempre stati dei libri che raccontano gli ultimi giorni del dittatore e la sua morte. 
Roma sono io di Santiago Posteguillo è stato, assolutamente, il primo libro che ho letto sul Giulio Cesare giovane. È stata una scoperta meravigliosa. Molti anni fa ho letto libri scritti dagli scrittori classici sulle guerre civili nella Roma antica ma, proprio, forse perché non era la mia storia diretta, non mi sono resa conto di ciò che significava. 
Con questo libro di Posteguillo ho imparato il significato delle guerre civili a Roma. Di fatto, Roma sono io, il titolo del libro, non riguarda Cesare, come si poteva pensare prima di cominciare a leggere il romanzo, ma alla brama di potere di ogni dittatore che ha voluto trarre profitto di Roma per sé stesso. 
Roma sono io è la storia del giovane Giulio Cesare, certo, ma anche quella di Silla, di Cinna, di Dolabella. 
Siccome il protagonista è Cesare il romanzo comincia con la nascita di questo bambino che diventerà il più grande generale di Roma. Ma poi il romanzo prende un’altra piega incrociando la storia del futuro dittatore con altre storie. 

Roma sono io si suddivide in due grandi parti: 
- quella che ha a che vedere con la vita di Cesare, quella familiare, le Memorie, è così la vita di Cesare è raccontata dal punto di vista di sua madre, Aurelia, il suo zio, Gaio Mario, sua moglie Cornelia e il suo grande amico Labieno.
In queste memorie si incrociano le storie sullo sviluppo di un Cesare ragazzo di pochi anni fino al momento in cui deve lottare per la sua vita e dei suoi legionari a Mitilene. 
Ogni memoria ci scopre un aspetto che non conoscevamo di Cesare e anche il suo svolgimento fisico, mentale e politico. 
Ma, con ogni Memoria scopriamo la personalità delle persone che faranno di Cesare un grande uomo. 
- quella che ha a che vedere con lo svolgimento politico di Cesare, Silla e tutto il processo contro Dolabella. 
In questo modo, amici e nemici, si incrociano in una storia affascinante. 

È la vita di Cesare l’argomento principale del romanzo di Posteguillo? All’inizio sembra di sí, ma, man mano che si legge il libro si scorpre che, veramente, l’argomento principale è diverso. È la storia degli anni turbolenti delle guerre civili e di tutti i dittatori che cercarono di fare di Roma la sua propietà, con diritto di vita y di morte su tuti quanti non erano d’accordo con le loro idee. 
Così ho imparato: 
- come era la lotta tra optimates e popolanos 
- chi era cittadino romano e chi socio 
- come le legioni di Roma sono diventate profesionisti. 

Quale è il personaggio che mi ha colpito di più di tutto il libro? Gaio Mario. 
Gaio Mario, zio di Cesare, rappresenta la virtus romana, la nobiltà di carattere; è un patrizio, certo, ma non cerca i profitto personale bensì la grandeza di Roma, questa deve abbracciare a tutti (cittadini, socii, i poveri di Roma). Gaio Mario prende il sopravvento su tutti gli altri personaggi del romanzo. Per me, Roma è Gaio Mario, con il suo senso della giustizia, dell’onore, dell’eroismo, dell’amicizia; per Gaio Maio i suoi soldati, che provengono dei quartieri poveri di Roma, i soci (i popoli che sono stati romanizati e che bramano per la giustizia romana), sono Roma, no i ditattori. Nel capitolo 23 Gaio Mario dice: 

(…) difenderò Roma. Un giorno riuscirò a cambiare questa città affinché sia di tutti: popolari, cavalieri, plebei e soci. Però prima devo difenderla. Quando c’è una grave crisi in atto, non c’è tempo per dispute politiche. Solo i malvaggi e gli stupidi mettono la politica davanti alle crisi. 

Avrei potuto cominciare a inserire brano dopo brano su questo personaggio, Gaio Mario, sette volte console di Roma, difensore della grandeza e della virtus romana, zio di Giulio Cesare ma non devo, peccato!, ci sono altri personaggi come Cornelia, una ragazza di otto anni che è già conscia di cosa si aspetta di lei: 

io sono abituata a fare quello che mi ordinano. Forse tu no. 

O Aurelia, la madre di Giulio Cesare, una donna forte e inteligente che sempre ricorda al figlio il suo destino eroico, nel capitolo intitolato Il sangue di Enea, Aureli dice al giovane Giulio: 

Ricorda sempre la storia della tua stirpe, della tua origine, della nascita della gens Giulia, la tua famiglia, la più nobile e importante di tutta Roma. La dea Venere giacque con il pastore Anchise e della relazione nacque Enea. Il figlio di Enea venne chiamato Iulio e tu discende da lui. Sei l’erede degli eroi di Troia… 

Il romanzo di Posteguillo è molto complesso. Cercare di fare una recensione di ogni aspetto del romanzo sarebbe una tarea immane. Basta dire che sono riuscita a finirlo in tre giorni, che non potevo lasciare di leggerlo finchè i miei occhi cominciavano a vedere la riga doppia, che ogni personaggio, cattivo o meno, mi ha colpito in maniera che ho amato a quelli belli, eroiche, a volte forse ingenui, come il giovane Cesare quando deve fare l’avvocato dell’acussa nel processo contro Dolabella, come Gaio Mario, come il padre di Cesare, e odiato a quelli come Silla, Dolabella e tutti quanti volevano il potere per sé stessi. 
Devo anche dire che il lavoro di traduzione svolto per Adele Ricciotti mi sembra meraviglioso. Sono riuscita a dimenticare che questo libro, Roma sono io, è stato scritto da uno scrittore spagnolo, che la sua lingua di origine è lo spagnolo, e ho amato la traduzione di questa donna, Adele Ricciotti. 

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LA BANDA DEI CALIOTI di Ferdinando Martino - RECENSIONE

 
Rinaldo, Umberto, Gimmo e Alfredo sono quattro ragazzi amici, frequentano la stessa scuola media. Appartengono a famiglie normali, senza problemi di soldi, comunque, cominciano a fare piccoli furti all’inizio dell’adolescenza. 

Lo stile di vita criminale lo interpretavano anche come una protesta, una risposta dura al sistema, rassegnati al fatto che non avremmo trovato un posto nel cosiddetto mondo perbene (pagina 34) 

Conosco abbastanza libri che parlano dei malavitosi, in genere sono storie che parlano di persone povere che vivono una vita davvero insopportabile e che, per andare avanti, non trovano un altro cammino che le rapine e altri azioni fuorilegge. A dire il vero sempre mi avevo chiesto come fosse possibile che un ragazzo o una ragazza, con dei genitori che danno loro tutto quello che desiderano, che frequentano la scuola e anche l’università, quindi, persone con un certo livello di cultura, erano riuscite a scegliere una maniera di vivere così pericolosa. Certo, il denaro. Ma non solo, come ci informa la citazione di sopra. 
La banda dei Calioti di Ferdinando Martino racconta il percorso di quattro ragazzi in gamba che scelgono questa forma di vita, che non ha a che vedere con i malviventi di strada che non hanno avuto un’altra scelta. Ed è questo quello che attira l’attenzione di Bruno il Corso quando conosce ai nostro protagonisti nel carcere di Poggioreale. Sono persone intelligenti, posso prendere una strada diversa anche all’interno del mondo della Camorra. 
Da questo momento comincia un’ascesa all’interno di un mondo così diverso da quello in cui sono stato cresciuti: la criminalità organizzata. 
Il libro è scorrevole, i personaggi (ognuno con la sua personalità diversa) sono stati descritti con molta cura e Ferdinando Martino sa delineare perfettamente i diversi caratteri che conformano la vita malavitosa. La maniera di scrivere dell’autore è sintetica, ogni parola e ogni frase è importante, non ci sono descrizioni lunghe per riempire le pagine. Leggere La banda dei Calioti è come vedere un film, anzi, un eccellente film.

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