Tutti noi abbiamo letto molti libri sulla vita di Giulio Cesare. Per
quanto riguarda me sono sempre stati dei libri che raccontano gli
ultimi giorni del dittatore e la sua morte.
Roma sono io di Santiago
Posteguillo è stato, assolutamente, il primo libro che ho letto sul
Giulio Cesare giovane. È stata una scoperta meravigliosa. Molti anni
fa ho letto libri scritti dagli scrittori classici sulle guerre
civili nella Roma antica ma, proprio, forse perché non era la mia
storia diretta, non mi sono resa conto di ciò che significava.
Con questo libro di Posteguillo ho
imparato il significato delle guerre civili a Roma. Di fatto, Roma
sono io, il titolo del libro, non riguarda Cesare, come si poteva
pensare prima di cominciare a leggere il romanzo, ma alla brama di
potere di ogni dittatore che ha voluto trarre profitto di Roma per sé
stesso.
Roma sono io è la storia del
giovane Giulio Cesare, certo, ma anche quella di Silla, di Cinna, di
Dolabella.
Siccome il protagonista è Cesare
il romanzo comincia con la nascita di questo bambino che diventerà
il più grande generale di Roma. Ma poi il romanzo prende un’altra
piega incrociando la storia del futuro dittatore con altre storie.
Roma sono io si suddivide
in due grandi parti:
- quella che ha a che vedere con la
vita di Cesare, quella familiare, le Memorie, è così
la vita di Cesare è raccontata dal punto di vista di sua madre,
Aurelia, il suo zio, Gaio Mario, sua moglie Cornelia e il suo grande
amico Labieno.
In queste memorie si incrociano le
storie sullo sviluppo di un Cesare ragazzo di pochi anni fino al
momento in cui deve lottare per la sua vita e dei suoi legionari a
Mitilene.
Ogni memoria ci scopre un aspetto
che non conoscevamo di Cesare e anche il suo svolgimento fisico,
mentale e politico.
Ma, con ogni Memoria scopriamo la
personalità delle persone che faranno di Cesare un grande uomo.
- quella che ha a che vedere con lo
svolgimento politico di Cesare, Silla e tutto il processo contro
Dolabella.
In questo modo, amici e nemici, si
incrociano in una storia affascinante.
È la vita di Cesare l’argomento
principale del romanzo di Posteguillo? All’inizio sembra di sí,
ma, man mano che si legge il libro si scorpre che, veramente,
l’argomento principale è diverso. È la storia degli anni
turbolenti delle guerre civili e di tutti i dittatori che cercarono
di fare di Roma la sua propietà, con diritto di vita y di morte su
tuti quanti non erano d’accordo con le loro idee.
Così ho imparato:
- come era la lotta tra optimates e
popolanos
- chi era cittadino romano e chi
socio
- come le legioni di Roma sono
diventate profesionisti.
Quale è il personaggio che mi ha
colpito di più di tutto il libro? Gaio Mario.
Gaio Mario, zio di Cesare,
rappresenta la virtus romana, la nobiltà di carattere; è un
patrizio, certo, ma non cerca i profitto personale bensì la grandeza
di Roma, questa deve abbracciare a tutti (cittadini, socii, i poveri
di Roma). Gaio Mario prende il sopravvento su tutti gli altri
personaggi del romanzo. Per me, Roma è Gaio Mario, con il suo senso
della giustizia, dell’onore, dell’eroismo, dell’amicizia; per
Gaio Maio i suoi soldati, che provengono dei quartieri poveri di
Roma, i soci (i popoli che sono stati romanizati e che bramano per la
giustizia romana), sono Roma, no i ditattori. Nel capitolo 23 Gaio
Mario dice:
(…) difenderò Roma. Un
giorno riuscirò a cambiare questa città affinché sia di tutti:
popolari, cavalieri, plebei e soci. Però prima devo difenderla.
Quando c’è una grave crisi in atto, non c’è tempo per dispute
politiche. Solo i malvaggi e gli stupidi mettono la politica davanti
alle crisi.
Avrei
potuto cominciare a inserire brano dopo brano su questo personaggio,
Gaio Mario, sette volte console di Roma, difensore della grandeza e
della virtus romana, zio di Giulio Cesare ma non devo, peccato!, ci
sono altri personaggi come Cornelia, una ragazza di otto anni che è
già conscia di cosa si aspetta di lei:
io sono abituata a fare quello
che mi ordinano. Forse tu no.
O
Aurelia, la madre di Giulio Cesare, una donna forte e inteligente che
sempre ricorda al figlio il suo destino eroico, nel capitolo
intitolato Il sangue di Enea, Aureli dice al giovane Giulio:
Ricorda sempre la storia della
tua stirpe, della tua origine, della nascita della gens Giulia, la
tua famiglia, la più nobile e importante di tutta Roma. La dea
Venere giacque con il pastore Anchise e della relazione nacque Enea.
Il figlio di Enea venne chiamato Iulio e tu discende da lui. Sei
l’erede degli eroi di Troia…
Il
romanzo di Posteguillo è molto complesso. Cercare di fare una
recensione di ogni aspetto del romanzo sarebbe una tarea immane.
Basta dire che sono riuscita a finirlo in tre giorni, che non potevo
lasciare di leggerlo finchè i miei occhi cominciavano a vedere la
riga doppia, che ogni personaggio, cattivo o meno, mi ha colpito in
maniera che ho amato a quelli belli, eroiche, a volte forse ingenui,
come il giovane Cesare quando deve fare l’avvocato dell’acussa
nel processo contro Dolabella, come Gaio Mario, come il padre di
Cesare, e odiato a quelli come Silla, Dolabella e tutti quanti
volevano il potere per sé stessi.
Devo
anche dire che il lavoro di traduzione svolto per Adele Ricciotti mi
sembra meraviglioso. Sono riuscita a dimenticare che questo libro,
Roma sono io, è stato scritto da uno scrittore spagnolo, che la sua
lingua di origine è lo spagnolo, e ho amato la traduzione di questa
donna, Adele Ricciotti.
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