domingo, 26 de febrero de 2023

GHE JERA NA TOSETA (C'era una bambina) di Sandra Dal Pra - RECENSIONE

 
Bruna è una donna in pensione:

dopo una vita di lavoro, dopo tanti avvenimenti, ora veniva pagata per non fare nulla, solo per prendersi cura di se stessa (pag. 7) 

Queste due righe dicono molto su questa donna e su quello che leggeremo nelle pagine successive: è una donna che guarda verso il futuro, come sempre ha fatto e che adesso può godersi la propria vita senza problemi. 
Ma qualcosa la confonde: una lettera dalla Svizzera. Cosa vorranno da lei? 
Questo è il punto di partenza dei ricordi di Bruna. Il lettore sa che adesso tutto è a posto, o quasi. Ma come è arrivata fino a qui Bruna? 
E allora questa donna comincia a ricordare: 
Il capitolo 2 comincia con la toseta Bruna che ha dieci anni; a questa tenera età deve portare a pascolare le mucche, nei pascoli, in alto. Siamo nell’anno 1930 e nei paesini di montagna del Veneto tutta la famiglia deve lavorare, anche le bambine di 10 anni. Ognuno fa quello che può. 
Allora, sappiamo che Bruna è una bambina speciale, premurosa, onesta, senza paura del duro lavoro, con un senso della famiglia non consueto per la sua età. Ed è anche una ragazzina intelligente a cui piace imparare. Inoltre è timida e cerca di non disturbare gli altri, l’unica amicizia che ha è quella con un ragazzo di nome Arturo. 
Adesso cominceremo a vedere in Bruna delle caratteristiche che l’aiuteranno attraverso il percorso della sua vita: buona lavoratrice, senso del dovere nei confronti con chi l’assume e con la sua famiglia, timida ma allo stesso tempo brava, con voglia di imparare, attenta a selezionare le sue amicizie, cosciente del posto che occupa nel mondo ma anche che questa epoca tanto brutta, dove deve patire la fame, per questo fa una promessa:  

(…) erano tempi duri per tutti e bisiognava ringraziare il cielo che quel suo lavoro avesse tolto una bocca da sfamare in famiglia: uno di meno voleva dire più cibo per gli altri. Decise però in quel momento che non avrebbe mai fatto patire la fame ai suoi figli, che avrebbe fatto di tutto per poter avere del cibo (pag. 14). 

È proprio in quei lontani tempi sente per la prima volta il pericolo. Una mucca, che avrebbe dovuto partorire presto, muore e con essa anche il vitellino. Questo fatto lascerà una profonda ferita nel suo animo e nel suo cervello. 
Perdonatemi questa lunga digressione sull’inizio del libro, ma è importante per capire il carattere così straordinario della piccola Bruna che già dimostra il tipo di donna che diventerà. 
Con un carattere tanto deciso la cosa normale è che tutto vada per il meglio, ma questo non significa che la vita di Bruna diventi un romanzo rosa, dove tutto si incastra perfettamente. 
Altrimenti, la vita di Bruna, da questo momento in poi sarà un andirivieni tra lavoretti sempre più impegnativi. 
La vita di Bruna è quella di molte donne. che tra gli anni trenta e gli anni settanta, subirono la Seconda Guerra Mondiale, il fascismo, il dopoguerra, l’emigrazione e il ritorno in patria le più fortunate. Ma fortunate non vuole dire una vita senza soffrire, senza dubbi sul suo futuro. 
Attraverso gli occhi di Bruna sappiamo delle abitudini dell’Italia di quei duri tempi, la sofferenza dei soldati italiani che furono costretti a combattere in un paese così lontano come la Russia, un posto dove morirono molti e da cui ritornarono i più fortunati con qualche ferita, avendo fatto di tutto per sopravvivere (il surrogato, la cucina economica) in un paese, l’Italia, dove i suoi dirigenti se ne fregavano del destino dei cittadini (la fuga del Re), e poi la Liberazione, il 28 aprile, ma anche le conseguenze di questa Liberazione, con il mostro del fascismo che non voleva arrendersi e faceva le sue strage ovunque, come un tipo di vendetta, come un mostro nei suoi ultimi spasmi sul punto di morire. 
E qui sta Bruna, osservando tutto quello che succede intorno a sé. Cerca sempre di andare avanti, di non arrendersi mai. Per me la scena più terrificante del libro è quella delle donne in fuga con i loro bambini per salvarsi dagli incendi e dalle destruzione delle loro case dalle sue case. 

Lungo il sentiero tutte stavano zitte, anche se molte piangevano, lei pensava a salvare sua figlia che le camminava accanto ma che dovette essere presa in braccio per lungi tratti in salita (…) Intanto però bisognava salvarsi… E andare su… Sempre avanti, oltre il sasso della polenta, oltre i laghetti, oltre la Balcugola e le briglie, su per i pendii erti della valle fino a arrivare a Roana. Era già quasi notte quando arrivarono, stanche, infreddolite, spaventate (pag. 81). 
E qui smetto di parlare dell vita di Bruna perché non voglio essere troppo prolissa e neanche togliere la sorpresa al lettore che per la prima volta apre il libro e si immerge nelle sue pagine e nella vita di una donna straordinaria, come tante altre donne che subirono le stesse esperienze. Donne testarde, con un anima forte e decisa, che non smisero di sperare in una vita migliore, donne pronte a rialzarsi dopo ogni caduta. Adesso credo che si chiama resilienza, io lo chiamo forza di volontà. 
Sandra Dal Pra ha scritto un bel libro, con una linguaggio semplice, ma per niente banale, in cui mostra non solo la vita di questa donna brava e coraggiosa ma anche quella degli uomini che l’hanno spinta a essere come poi è diventata: una donna libera, intraprendente. Senza l’appoggio di questi uomini (suo padre, i suoi mariti) la vita per Bruna forse sarebbe stata più difficile. Gli uomini che hanno avuto a che fare con Bruna sono stati anche loro bravi uomini, uomini del popolo, ma che hanno creduto in lei e nelle sue capacità. Mi è piaciuto molto le parti dove si parla in dialetto. Ho letto ogni parola del libro e, a volte, ho anche letto ad alta voce queste parole così diverse dell’italiano che conosco. 
Questa non è stato per niente una recensione facile; avevo preso molti appunti su come si era sviluppata la vita di Bruna e tutti quanti mi sembravano importanti. Ma come fare per non raccontare un’altra volta il libro? Come fare per non scrivere troppo e, allo stesso tempo, dire la mia sul libro? Così ho deciso cominciare con la Bruna piccola, perché in lei ci sono tutte le caratteristiche che si possono vedere nella Bruna adolescente, la ventenne, fino ad arrivare a questa Bruna in pensione.

Grazie Sandra Dal Pra per questo bel libro. Bravissima.

Vedere su Amazon


sábado, 25 de febrero de 2023

LA SOMBRA DEL CAMPANILE - de Stefano Vignaroli - BOOKTRAILER

 

Año 2017: la joven estudiosa Lucia Balleani, está ordenando y clasificando los textos de la biblioteca de la fundación Hoenstaufen mientras trabaja en el antiguo palacio que había sido la residencia de la noble familia Baldeschi – Balleani, de la que es una descendiente directa. Una serie de visiones ligadas a lo que le había ocurrido a su homónima Lucia Baldeschi, llevará al lector a descubrir junto a ella una oscura historia ocurrida en el mismo lugar 500 años antes.




Ver en Amazon

Ver Booktrailer

VÍDEOS


miércoles, 8 de febrero de 2023

EL DESTINO DE LA TÓNICA de Diego Minoia - Primeras páginas

 

Capítulo 1: 20 de noviembre – Miércoles

― ¡Eres un baussia1! ― me apostrofa riendo Fabienne con su adorable acento francés, hundida en una de las cómodas butacas del vestíbulo del Grand Hotel Piermarini Scala, un cinco estrellas lujoso en el centro de Milano. 
Cerca de nosotros hay un gigantesco árbol de Navidad y los escaparates con nieve falsa de los negocios del interior del hotel nos recordaban la inminencia de las festividades más apreciadas del año, si bien todavía faltan más de cuarenta días para la fatídica fecha. Ahora ya, desde hace bastantes años, sin embargo, se ha adoptado la costumbre, basada en una razón puramente comercial, de anticipar cada vez más la instalación de los adornos navideños en las calles y en los escaparates de la ciudad. La tradición milanesa, de hecho, establecía el 7 de diciembre, San Ambrogio, para la instalación del árbol de Navidad y los belenes. 
― Para empezar, no se dice baussia, sino bauscia la sermoneo de manera pedante, desde una butaca cercana a la suya mientras su mirada vaga sobre las distintas personas que pueblan esa mañana el Hotel y además, ¿dónde has aprendido esa jerga milanesa? 
¡Oh, la, la! ¡No pensarás que eres la única que persona con la que salgo en Milano!, me responde lanzándome de reojo una mirada astuta. Desde que estamos aquí, después de haber dejado, hace cuatro días, el Marco Aurelio Palace de Roma, me estás ignorando a causa de tus obligaciones… así que he encontrado a alguien que me hace compañía. 
A continuación, empleando su mejor postura de modelo soy la más bella del reino, me lanza la cuchillada definitiva. 
― También aquí, en Milano, por lo que parece, el encanto francés es muy apreciado. No me faltan admiradores. 
― ¿Conque esas tenemos?, le respondo siguiéndole el juego y mostrando en mi cara el furor más melodramático que puedo. Mientras yo estoy ocupado arreglando todos los trámites burocráticos y profesionales necesarios para el traslado a un nuevo hotel… ¡tú… tú… pérfida… y aquí subrayo la palabra con un gesto teatral al estilo del cine mudo te aprovechas de esto de manera innoble! 
La risotada argentina de Fabienne aprueba mi interpretación y pone fin a mi actuación. 
― ¿Por lo menos sabes lo que significa bauscia
― ¡Claro! Se lo he escuchado decir a uno de los camareros esta mañana, en la sala donde hemos desayunado. Tu te habías ido a la cita con el afinador de tu amado piano y yo, mientras acababa de comer las tostadas con mermelada que me habías preparado en el plato antes de irte, estuve observando a las personas de las otras mesas. 
― La habitual curiosona, le reproché. 
― Para nada, era sólo una manera de pasar el tiempo… y además, sabes que observando a las personas se comprenden muchas cosas… ¡tú me lo has enseñado!, me responde Fabienne un poco enfadada. Por otra parte, si no hubiese sido por mi curiosidad, como tú la llamas, nunca hubiera sabido que los secuestradores del Director de la orquesta Wang se lo habían llevado a la residencia enfrente de nuestro hotel en Roma. 
― Es verdad, lo admito, reconozco con magnanimidad. ¡La solución del caso del Secreto de la Dominante también fue mérito tuyo, pero debes convenir, añado con ironía, para evitar que se le suba a la cabeza que no todas tus observaciones e intuiciones son correctas. ¿Recuerdas que habías sospechado que los dos clientes que estaban degustando vodka y caviar en el piano-bar se habían metido en la habitación de nuestros amigos chinos? 
― Vale, no habían sido ellos, admitió un poco enfurruñada pero aquellos dos no eran ajenos al asunto… y finalmente mi intuición no fue totalmente equivocada. 
― Vale, vale, respondo sonriendo entierra el hacha de guerra y volvamos a esta mañana en el comedor. ¿Qué tiene que ver el bauscia?. 
― ¡Ah, sí! Uno de los camareros jóvenes estaba dando vueltas sin parar alrededor de una mesa ocupada por tres personas, una familia. Los padres y una hija de unos veinte años, muy simpática. 
― ¿Y bien?, la incito. 
― Obviamente la muchacha le gustaba mucho al camarero, dado que él pasaba constantemente por la mesa para preguntar si todo estaba bien, si querían más mermelada, si deseaban zumo de naranja… en fin, ¡lo estaba intentando! 
¿Y el bauscia? insisto. 
Ahora voy a eso. Después de un buen rato con este cortejo gastronómico, el compañero del camarero, que mientras tanto tuvo que servir al resto de las mesas del turno que compartía con el latin lover, lo ha llamado al orden mientras se cruzaba con él cerca de mi mesa le ha susurrado “Eh, Alberto, ¡no seas baussia!, sirve también a las otras mesas”. 
Se dice bauscia y no baussia le repito Pero, ¿qué tiene que ver conmigo, por qué me has dicho antes bauscia
Porque también me estabas halagando y te comportabas como un donjuán, como el camarero con la muchacha de la mesa. 
Bueno, en realidad el término bauscia no quiere decir exactamente lo que has entendido le explico En el dialecto de Milano se define bauscia a una persona que se da aires, al que le gusta parecer de una categoría superior a la que realmente tiene, uno que quiere dar su opinión aunque no conozca el tema… ¡un fanfarrón, en suma! 
¡Mon Dieu! exclama Fabienne consternada ¡por suerte te lo he dicho a ti y no a un cliente de los que vienen a felicitarte cuando tocas! ¿Te imaginas qué papelón habría hecho? 
Efectivamente, no hubiera sido muy correcto llamar fanfarrón a un cliente del hotel le confirmo sin embargo podrías haber encontrado a alguien que no conociese el vocablo… y de todos modos, cualquier hubiese aceptado ser llamado baussia (se lo digo repitiendo su versión distorsionada) por una hermosa muchacha con acento francés digo burlándome de ella. 
¿Has visto qué tiempo hace? me pregunta Fabienne cambiando de repente de tema y señalándome el cielo gris y otoñal de aquella mañana milanesa. 
¡Querida, te habías acostumbrado perfectamente al clima de Roma! Ahora estamos a mediados de noviembre y aquí, en Milano, en otoño y en invierno, las cosas son muy distintas: cielo gris, nubes que se deslizan sobre la llanura padana que a menudo dejan caer una pequeña cantidad de lluvia, frío creciente y húmedo, una gran cantidad de contaminación en el aire y, si tienes suerte, ¡incluso un poco de niebla! Aunque, en honor a la verdad, en los últimos años los días nublados están disminuyendo… y de todos modos, en la ciudad es raro que la niebla se meta en los barrios del centro. Es más un problema de la campiña de Lombardía
¡Me has traído a un sitio maravilloso! exclama horrorizada Teniendo en cuenta tu descripción, ¡no se entiende porqué la gente desea venir a esta ciudad! 
¡Pero, no! me apresuro a tranquilizarla lo que te he dicho representa el estereotipo con que se describe Milano. Es verdad, no tiene todas las bellezas arqueológicas de Roma y ni siquiera el clima de la Costa Azul, a la que estás habituada, pero esta ciudad tiene muchos aspectos agradables e interesantes. 
Bueno, claro, la moda… me interrumpe la marisabidilla. 
Cierto, pero no sólo esto. Milano es la ciudad de los negocios, está la sede de la Bolsa italiana, donde se cotizan las acciones de las principales empresas italianas. 
¡Fantástico! me interrumpe de nuevo Fabienne torciendo la nariz ¿de qué me sirven la Bolsa y las acciones? Las únicas bolsas que me interesan son las que veo en los escaparates de los negocios de las grandes firmas. 
Es verdad, para ti es así continúo hablando pacientemente pero muchos de los clientes del hotel están aquí por negocios. Y además, no es sólo eso. Milano es un centro cultural de primer orden, con museos y teatros, donde se dan espectáculos de todo tipo. 
¡Oh, sí, el Teatro della Scala! dice Fabienne, alardeando de sus conocimientos culturales. 
En realidad se llama Teatro alla Scala la corrijo y el nombre proviene del hecho de que, para dejar espacio a su construcción, en el año 1776, por culpa del arquitecto Piermarini (el mismo que da el nombre a nuestro hotel) fue demolida una iglesia consagrada a Santa Maria alla Scala. 
¡Típicamente italiano! ¡Entre la espiritualidad y la diversión vosotros siempre escogéis la segunda! puntualiza de manera mordaz. 
Salvo porque lo que dices es un tópico, que a menudo tiene su fundamento, pero no vale para todos los italianos la reprendo picado la decisión la tomaron los austríacos, que dominaban en aquella época la región Lombarda – Veneto. Pero olvidémonos de estas cosas me interrumpo, porque no quiero liarme con una discusión sobre el carácter y los defectos de los italianos. Yo conozco perfectamente esta ciudad y he aprendido a quererla por lo que puede ofrecer. Sabes que estudié aquí, en el Conservatorio, por lo tanto, poco a poco, tuve la oportunidad aprender a comprenderla, explorándola todos los días y descubriendo su alma escondida. Justo de esta manera, insisto Milano tiene un alma recóndita que sólo con la convivencia y una mirada abierta y curiosa es posible notar. Sin embargo, es necesario explorarla a pie, como se debería hacer con todas las ciudades. Sólo de esta forma se pueden descubrir, detrás de la pátina gris y desapegada, sus mejores rincones: fragmentos verdes de jardines maravillosos que nos hacen señas desde las aberturas de los grandes portones de palacios nobles, callejones y barrios del centro que, milagrosamente, parece que se han mantenido atemporales, el romanticismo de lo que queda de los Navigli, las antiguas vías de agua que antaño atravesaban amplias zonas de la ciudad. 
Um, Señoría ―bromea Fabienne dirigiéndose a un imaginario Juez con un tono de fiscal de serie de televisión norteamericana ―la apasionada intervención del abogado defensor me ha convencido para conceder a esta ciudad un período de prueba con el fin de que pueda demostrar las cualidades anteriormente enumeradas. Por supuesto, será responsabilidad del abogado defensor ―continúa, dirigiéndose a mí con una simpática mueca en la cara ―mostrarme las bellezas escondidas de la ciudad. 
De acuerdo, Señoría ―confirmo con el mismo tono de sala de un juzgado, dirigiéndome al mismo inexistente juez sentado en la butaca vacía enfrente de nosotros. ―Acepto el acuerdo propuesto por la acusación y declaro cerrada esta querella. 
¿Realmente me llevarás a conocer los secretos de la ciudad? ―me pregunta con aire suplicante. 
¡Prometido! ―le confirmo ―pero lo haremos en los próximos días, tan pronto como esté arreglado todo lo relacionado con nuestra llegada en este hotel. Ahora tenemos otras cosas que hacer ―le recuerdo levantándome. ―Tú, por ejemplo, tienes una cita con Federico Viscardi, el propietario del negocio de antigüedades que está a la derecha de la entrada principal del vestíbulo. Ayer hablé con él. Creo que te gustará. Es un anciano señor muy distinguido que gestiona el negocio más por pasión que por lucro. Se ha pasado toda su vida entre obras de arte y antigüedades y, en cierto sentido, ha asimilado una cierta gracia en su forma de moverse y de hablar. Verás cómo apreciará tus porcelanas y de buen grado las pondrá en las vitrinas. Te he fijado una cita para las 11 ―le digo mirando al reloj ―dentro de diez minutos. 
Mer… ―comienza a decir Fabienne, interrumpiéndose enseguida porque le he explicado que esa exclamación usada en Francia con mucha naturalidad, en el resto del mundo puede aparecer como fuera de lugar y poco refinada ― ¿A qué esperabas para decírmelo? ¡Sabes que odio llegar tarde a las citas!… y todavía debo subir a la habitación a coger el book con las fotos de los diseños que podré dejarle. 
Ni siquiera me da tiempo a excusarme por el olvido cuando me susurra A bientôt dándome un rápido beso en los labios… y ya está en medio del vestíbulo, como una ráfaga de colorido mistral provenzal, que se vuelve hacia mí enviándome unos besos haciendo un gesto con la mano sobre la boca. 
Nos vemos en nuestra mesa a la hora de comer ―le hago entender por señas. Me responde con el ademán de OK mientras las puertas del ascensor se cierran para llevarla al sexto piso, donde tenemos nuestro mini apartamento. El gusto de su beso todavía lo conservo en mis labios. Acaba de desaparecer de mi vista y ya siento su ausencia. 
¿No será que esta vez, querido Max ―digo para mis adentros ― estás localmente enamorado y preparado para dar el gran paso del matrimonio? 
Dejo esta pregunta vagar en mi mente durante un rato, luego me apresuro también para seguir con mis ocupaciones.

1Nota del traductor: baussia (dialecto milanés) = bauscia (italiano), significa bocazas

Ver en Amazon

Ir a TRADUCCIONES



miércoles, 1 de febrero de 2023

TUTTO PER LA FAMA di Elisa Mura - RECENSIONE

 
“Tutto per la fama” di Elisa Mura. Il titolo e anche la copertina (a colori con una donna snella, elegante che sembra osservare il mare) può confondere il lettore. “Va bene, ci proverò a leggerlo”, ho pensato, “comunque è qui; vediamo se riesce a sorprendermi”. L’ha fatto. Eccome! All’inizio sembra un romanzo su due fratelli, che allo stesso tempo lo sono e non lo sono: muore a entrambi la mamma adottiva e sono cresciuti da una zia tutt’altro che simpatica. Inoltre, il ragazzo, Julius, è un po’ speciale.Ho cominciato a prendere appunti aspettando una lunga storia (il libro ha 273 pagine) sulle avventure e sventure di questi due ragazzi, Cora e Julius. Il punto di slancio è la promessa che Cora fa a sua mamma, che sta per morire, di badare al fratellino.Da qui alla fine del libro il romanzo prende una piega tutta diversa di questo prologo così drammatico. 
Questa volta, affinché non perdessi una battuta interessante ho cominciato a mettere dei post-it in quelle pagine che mi sembravano intriganti per un qualsiasi motivo. La prima volta ho messo un messaggio che indicava il riassunto del prologo, poi ho visto che, in ogni capitolo, parlava un personaggio diverso (Cora, Rufus,…) e ho pensato che mi sarei persa se non avessi riempito con queste piccoli quadranti gialli il libro. Va bene. Andiamo al dunque.La struttura del libro è lineare, qualche flashback, per capitoli successivi, salti di posti tra capitoli, ritmo rapido fino a diventare pazzesco e caotico nelle scene della rapina del banco.L’uso della prima persona permette che sia il personaggio a esprimere i suoi desideri con tutta la forza che ha dentro di sé. Non è una cosa che abbia immaginato la scrittrice, è reale, giacché l’uso dell’IO immedesima il lettore nella storia. È come se egli fosse un invitato del libro. Vedo Cora, cicciona con in capelli ricci, che cammina, in un giorno afosato di estate facendo fatica a correre per arrivare a una panchina del parco. E rido, non di lei, ma con lei, delle sue limitazioni ma anche della sua testardaggine. 
Clovis, Rufus, Julius, Cora sono personaggi reali. Ognuno ha la sua personalità ben definita.

Cora è piena d’ironia: 

Mi definisco proprio una signorina sfaticata, una che si costringe a riprendere fiato ogni tre minuti; ho rischiato di scivolar sulla scalinata rossastra in discesa, rimbalzando come una palla di calcio, e macchiarmi maglia e pantaloni. Ancora più grave, ho temuto di rompermi l’osso del collo, e quello mi serve ancora. (pag. 29) 

Julius non si sa veramente cosa sia: 

Le fattezze di questo esemplare di studio psichiatrico sono rimaste più o meno similari dall’infanzia, Julius nel fisico e in altezza, sia ben inteso. È comunque esile come un giunco, possiede un volto altrettanto scarno nelle guance, gli zigomi invisibile, ma la sua immutabilità sta nell’incapacità d'imparare le diverse espressioni facciali: gioia, dolore, rabbia. (pag. 46) 

Anche se, attraverso le pagine del libro, scopriremmo che è soltanto un uomo egoista. Nient’altro. 

Rufus sembra un uomo normale, che ha un lavoro normale, più o meno, a quale piace Cora. Un uomo che sa quello che vuole e che lotta per raggiungerlo: 

Il mio è certamente un mestiere ingombrante e che non ci fa amare dall’opinione generale, ma qualcuno deve pur occuparsene e non ne ho mai fatto una questione personale, fino a quel giorno. (pag. 26) 

Clovis, beh, questo è veramente un personaggio carino e brutto, allo stesso tempo, un po’ pazzo, accomodante, che prende la vita come viene, si può descrivere come un ragazzone. 

Si è liberato del casco e delle lenti scure; mostra quel paio di occhi stretti, severi e dalle iridi color azzurro opaco che ho sondato nel pub; la chioma rada e ingrigita invece è buttata all’indietro in maniera disordinata. (pag. 40) 

Ed è tra queste personaggi e altri che fanno da comparsa ai principali che si svolge questo pazzo romanzo di Elisa Mura, Tutto per la fama. 
Un romanzo scritto con umorismo, molto umorismo, tanto che ho ricordato, a volte, i romanzi di Woodhouse e Tom Sharpe, due scrittori inglesi famosi per i loro romanzi acidi, pieni di un umorismo e di personaggi pazzi ma molto umani. 
Potrei scrivere di più sull’argomento, su Clovis, Rufus e Cora, ma non voglio, e non lo faccio perché è un libro che deve essere letto. Il lettore deve scoprire da solo se ho ragione oppure se mi sono sbagliata di grosso. Ma ne sono certa di non essermi sbagliata. Le risate aspettano ogni volta che si gira una pagina e ogni situazione è più originale e pazza della precedente. 
Non vi pentireti di immergervi in questa lettura.

Vedere su Amazon