dopo una vita di lavoro, dopo tanti
avvenimenti, ora veniva pagata per non fare nulla, solo per prendersi
cura di se stessa (pag. 7)
Queste due righe dicono molto su questa donna e su
quello che leggeremo nelle pagine successive: è una donna che guarda
verso il futuro, come sempre ha fatto e che adesso può godersi la
propria vita senza problemi.
Ma qualcosa la confonde: una lettera dalla
Svizzera. Cosa vorranno da lei?
Questo è il punto di partenza dei ricordi di
Bruna. Il lettore sa che adesso tutto è a posto, o quasi. Ma come è
arrivata fino a qui Bruna?
E allora questa donna comincia a ricordare:
Il capitolo 2 comincia con la toseta Bruna
che ha dieci anni; a questa tenera età deve portare a pascolare le
mucche, nei pascoli, in alto. Siamo nell’anno 1930 e nei paesini di
montagna del Veneto tutta la famiglia deve lavorare, anche le bambine
di 10 anni. Ognuno fa quello che può.
Allora, sappiamo che Bruna è una bambina
speciale, premurosa, onesta, senza paura del duro lavoro, con un
senso della famiglia non consueto per la sua età. Ed è anche una
ragazzina intelligente a cui piace imparare. Inoltre è timida e
cerca di non disturbare gli altri, l’unica amicizia che ha è
quella con un ragazzo di nome Arturo.
Adesso cominceremo a vedere in Bruna delle
caratteristiche che l’aiuteranno attraverso il percorso della sua
vita: buona lavoratrice, senso del dovere nei confronti con chi
l’assume e con la sua famiglia, timida ma allo stesso tempo brava,
con voglia di imparare, attenta a selezionare le sue amicizie,
cosciente del posto che occupa nel mondo ma anche che questa epoca
tanto brutta, dove deve patire la fame, per questo fa una promessa:
(…) erano tempi duri per tutti e bisiognava
ringraziare il cielo che quel suo lavoro avesse tolto una bocca da
sfamare in famiglia: uno di meno voleva dire più cibo per gli altri.
Decise però in quel momento che non avrebbe mai fatto patire la fame
ai suoi figli, che avrebbe fatto di tutto per poter avere del cibo
(pag. 14).
È proprio in quei lontani tempi sente per la
prima volta il pericolo. Una mucca, che avrebbe dovuto partorire
presto, muore e con essa anche il vitellino. Questo fatto lascerà
una profonda ferita nel suo animo e nel suo cervello.
Perdonatemi questa lunga digressione sull’inizio
del libro, ma è importante per capire il carattere così
straordinario della piccola Bruna che già dimostra il tipo di donna
che diventerà.
Con un carattere tanto deciso la cosa normale è
che tutto vada per il meglio, ma questo non significa che la vita di
Bruna diventi un romanzo rosa, dove tutto si incastra perfettamente.
Altrimenti, la vita di Bruna, da questo momento in
poi sarà un andirivieni tra lavoretti sempre più impegnativi.
La vita di Bruna è quella di molte donne. che tra
gli anni trenta e gli anni settanta, subirono la Seconda Guerra
Mondiale, il fascismo, il dopoguerra, l’emigrazione e il ritorno in
patria le più fortunate. Ma fortunate non vuole dire una vita senza
soffrire, senza dubbi sul suo futuro.
Attraverso gli occhi di Bruna sappiamo delle
abitudini dell’Italia di quei duri tempi, la sofferenza dei soldati
italiani che furono costretti a combattere in un paese così lontano
come la Russia, un posto dove morirono molti e da cui ritornarono i
più fortunati con qualche ferita, avendo fatto di tutto per
sopravvivere (il surrogato, la cucina economica) in un paese,
l’Italia, dove i suoi dirigenti se ne fregavano del destino dei
cittadini (la fuga del Re), e poi la Liberazione, il 28 aprile, ma
anche le conseguenze di questa Liberazione, con il mostro del
fascismo che non voleva arrendersi e faceva le sue strage ovunque,
come un tipo di vendetta, come un mostro nei suoi ultimi spasmi sul
punto di morire.
E qui sta Bruna, osservando tutto quello che
succede intorno a sé. Cerca sempre di andare avanti, di non
arrendersi mai. Per me la scena più terrificante del libro è
quella delle donne in fuga con i loro bambini per salvarsi dagli
incendi e dalle destruzione delle loro case dalle sue case.
Lungo il sentiero tutte stavano zitte, anche
se molte piangevano, lei pensava a salvare sua figlia che le
camminava accanto ma che dovette essere presa in braccio per lungi
tratti in salita (…) Intanto però bisognava salvarsi… E andare
su… Sempre avanti, oltre il sasso della polenta, oltre i laghetti,
oltre la Balcugola e le briglie, su per i pendii erti della valle
fino a arrivare a Roana. Era già quasi notte quando arrivarono,
stanche, infreddolite, spaventate (pag. 81).
E qui smetto di parlare dell vita di Bruna perché
non voglio essere troppo prolissa e neanche togliere la sorpresa al
lettore che per la prima volta apre il libro e si immerge nelle sue
pagine e nella vita di una donna straordinaria, come tante altre
donne che subirono le stesse esperienze. Donne testarde, con un anima
forte e decisa, che non smisero di sperare in una vita migliore,
donne pronte a rialzarsi dopo ogni caduta. Adesso credo che si chiama
resilienza, io lo chiamo forza di volontà.
Sandra Dal Pra ha scritto un bel libro, con una
linguaggio semplice, ma per niente banale, in cui mostra non solo la
vita di questa donna brava e coraggiosa ma anche quella degli uomini
che l’hanno spinta a essere come poi è diventata: una donna
libera, intraprendente. Senza l’appoggio di questi uomini (suo
padre, i suoi mariti) la vita per Bruna forse sarebbe stata più
difficile. Gli uomini che hanno avuto a che fare con Bruna sono stati
anche loro bravi uomini, uomini del popolo, ma che hanno creduto in
lei e nelle sue capacità. Mi è piaciuto molto le parti dove si
parla in dialetto. Ho letto ogni parola del libro e, a volte, ho
anche letto ad alta voce queste parole così diverse dell’italiano
che conosco.
Questa non è stato per niente una recensione
facile; avevo preso molti appunti su come si era sviluppata la vita
di Bruna e tutti quanti mi sembravano importanti. Ma come fare per
non raccontare un’altra volta il libro? Come fare per non scrivere
troppo e, allo stesso tempo, dire la mia sul libro? Così ho deciso
cominciare con la Bruna piccola, perché in lei ci sono tutte le
caratteristiche che si possono vedere nella Bruna adolescente, la
ventenne, fino ad arrivare a questa Bruna in pensione.
Grazie Sandra Dal Pra per questo bel libro. Bravissima.
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