domingo, 18 de diciembre de 2022

TRE MINUTI A MEZZANOTTE di Maria Mezzatesta - RECENSIONE

“Tre minuti a mezzanotte” di Maria Mezzatesta é un libro diverso di qualsiasi altro che abbia letto prima. Quale è l’argomento? Lo spiega perfettamente l’autrice nella quarta di copertina: In un orologio ipotetico di ventiquattr’ore, dove la prima ora corrisponde alla nascita della civiltà e l’ultima alla sua morte, ai terresti e ai blunoriani, gli abitanti di un pianeta di nome Blu Noor ad anni luce di distanza da noi, mancano tre minuti a mezzanotte
Sono certa che ci siano un sacco di libri che hanno questo spunto e ognuno degli autori ha preso un cammino diverso per svolgere la sua teoria. Come è certo che ci sono molti libri e teorie sull’esistenza di vita su altre pianete della nostra galassia e anche sulla possibilità che ci siano pianete con vita intelligente in galassie lontane anni luce dalla nostra. Libri scientifici o meno, documentari scientifici o meno, hanno svolto quest’argomento. 
María Mezzatesta vuole dire la sua e, allora, utilizza questa quasi certezza della vita su altri pianeti per svolgere questo bel libro. Quasi certezza, perché non si sa di sicuro ma si immagina che non è possibile che i terrestri siamo gli unici abitanti nell’immenso Universo. 
Però, andiamo al dunque. Ci sono tre personaggi diversi in questo libro, due sono collettivi (terrestri e blunoriani) e ce ne un altro singolo, l’Ospìte, che non sappiamo chi sia fino alla fine del libro. 
Sia terrestri che blunoriani hanno un problema: il loro tempo sta arrivando alla fine (mancano tre minuti a mezzanotte). Entrambe sono società evolute, ognuna deve risolvere dei diversi problemi. Ma, mentre i terrestri litigano a vicenda su chi può guadagnare più soldi, oppure su chi sia il più potente, senza curarsi del mondo in cui abitano, 

l’informazione che esistano entità estraterrestri senzienti rappresentra una grave minaccia di destabilizzazione alla sovranità antropocentrica. In sostanza, una minaccia al potere costituito. Il concetto moderno di sovranità è un principio antropocentrico, elaborato e organizzato in referimento agli uomini. (…) La gente comune crede solo a quello che viene loro detto attraverso u mass media, mentre ai governanti del mondo non interessa affatto (p. 83) 

nel pianeta Blue Noor, dove le guerre egoiste sono finite molti secoli fa, dove gli esseri che abitano Blu Noor è da tempo che hanno lasciato da parte questo atteggiamento egoista, hanno curato la natura: 

Qui nelle Terre Nuove viviamo bene, ognuno ha rispetto per quello che è, non c’è aspetto o colore della pelle oppure sesso che ci divida. Ci raduniamo in piccole comunità e insieme decidiamo, (…) non viviamo più come animali sotto la spinta dell’egoismo (p.112) 

Anche loro hanno un grosso problema: le Terre Rosse. Dove esiste una società basata sull’ingiustizia, il sopruso e la violenza è cieca e predatrice (p. 112) 

Allora, cosa c’entra l’Ospite, il terzo personaggio di questo libro? L’Ospite è il filo di collegamento tra queste due società tanto diverse che vengono descritte per filo e per segno nel libro di Maria Mezzatesta. Un viaggiatore solitario in cerca della spiritualità, no si sa da dove provenga, ma la sua prima apparizione è a Varanasi, nell’India, un paese conosciuto per la sua spiritualità. L’Ospite è anche un alieno, ma, comunque tutti noi siamo alieni al cospetto degli altri abitanti dell’Universo, anche gli alieni hanno i loro alieni. 
Così arriviamo alla prima trama del libro: tutti siamo stranieri; a seconda dal punto di vista dove ci incontriamo siamo il centro del nostro mondo oppure gli alieni di un altro mondo. Cioè, ognuno crede che il suo mondo sia il miglior mondo possibile. 
Seconda trama del libro: anche il miglior mondo possibile, quello di Blu Noor, ha dei problemi. Quindi raggiungere la perfezione non è possibile. Oppure sì? Lascio questa domanda aperta affinché ogni lettore possa esprimere il suo parere. 
“Tre minuti a mezzanotte” può sembrare un libro pessimistico ma non è proprio così, è un libro aperto alla speranza, alla rivelazione per quanto un altro mondo è possibile, che questo pianeta che abitiamo può evolversi e crescere in armonia con tutti quanti gli esseri lo abitano. Soltanto con un cambiamento di atteggiamento potremmo salvare il pianeta, l’uomo non è il centro, il centro è la Terra, voglio dire la Madre Terra, di cui facciamo parte, perché siamo animali ma anche razionali, così dicono, però se fosse certo, se realmente vogliamo sopravvivere, dobbiamo cambiare, non più egoismo, non più la brama di essere al di sopra di un altro essere vivente perché è diverso. La diversità è un dono, un regalo, un’opportunità di crescita della nostra anima. Capire quello che è diverso e non avere paura, accettare al diverso, quello è l’atteggiamento corretto, perché anche noi, terrestri, siamo diversi dagli altri esseri che popolano l’Universo, e anche il nostro pianeta è pieno di esseri diversi.

Vedere su Amazon


jueves, 15 de diciembre de 2022

LA DONNA ZERO di Elisa Averna - Booktrailer

 

Nel 2060, la pace governa il mondo costituito da stati federati. La concentrazione governativa è sui nuovi armamenti spaziali per colonizzare Marte. La comunicazione verbale è in disuso a favore dell’utilizzo del microchip per la lettura del pensiero. Le relazioni umane sono facilitate dai “bagni di luce”, grazie ai quali è possibile raggiungere i livelli mentali più profondi. Tutto nel vivere quotidiano è veloce, pratico e comodo. Eppure, la depressione dilaga. Le persone sono identificate con una sigla alfanumerica, che rivela la loro categoria di appartenenza riferita al proprio orientamento sessuale e alla propria capacità riproduttiva, quest’ultima necessaria per tenere aggiornato il registro universale degli individui fertili. La specie umana è a rischio d'estinzione. La sterilità ha colpito il novanta per cento della popolazione mondiale e dai soggetti fertili nascono solo ASH: asessuati, sterili e con organi genitali che fondono le caratteristiche di entrambi i sessi. La discendenza della specie umana è affidata ai laboratori.

La Grande Democrazia Mondiale è in realtà una dittatura silente. Le persone credono di poter scegliere, ma in realtà sono solo pedine delle decisioni di pochi. La paura delle disuguaglianze e delle discriminazioni ha portato a un'uguaglianza forzata il cui esito è una crisi identitaria individuale e collettiva senza precedenti. Il “Movimento del Risveglio”, indicativo della crisi che l'omologazione ha prodotto, vede molto giovani aggregati comprare nuove identità per costruirsi nuove vite. L’uso non ortodosso dei bagni di luce, porta questi stessi giovani ad auto-convincersi di essere il personaggio da loro inventato.
A porsi come il centro delle nuove tendenze tecnologiche è il Rojava, un tempo piccola area abbandonata alla miseria e ora terra d’avanguardia che, dopo la rivoluzione democratica, ha visto un processo di urbanizzazione totale e una crescita rapidissima, arrivando ad anticipare il futuro.
Il 21 novembre 2060 nella megalopoli di Kobanê, ha luogo l’Assemblea dei Continenti Riuniti. La relatrice è la sessantasettenne Alexandra Oaic, un ex guerriera del Rojava cui è stato dato il compito di redigere la Nuova Costituzione Intercontinentale. Un tempo a capo della YPJ, l’Unità di Protezione delle Donne, ora è uno dei membri di spicco del Consiglio della Confederazione dei Continenti Riuniti, ove sono degli infiltrati della Congregazione dei Sapienti (un’evoluzione del Nuovo Ordine Mondiale) che la tengono d’occhio per le sue idee controcorrente.
Alexandra s’imporrà all’attenzione dei convenuti mettendo nero su bianco tutte le problematiche legate a quella che lei definisce “l’Era del Paradosso”. A sconvolgere ulteriormente gli equilibri di una società alla deriva, atrofica nei sentimenti e disillusa, è la diffusione di una voce circa l’esistenza di una donna sessuata fertile nata per partenogenesi naturale da un ASH, chiamata Donna Zero, la donna che azzererà tutto, la donna dalla quale ripartire, capostipite di una nuova branca umana naturalmente potenziata. Quella che all'inizio sembrava essere solo una leggenda metropolitana nasconde molti dubbi che induce le autorità a indagare. Sono in gioco le sorti dell'umanità. Alexandra, sempre incline a proteggere le minoranze, ha fatto un bagno di luce per giurare fedeltà agli ASH, a rischio d'estinzione giacché non verrebbe più garantita loro la riproduzione per partenogenesi artificiale nei laboratori, se dovesse venire confermata la loro capacità di dare alla luce esseri fertili.
La caccia alla Donna Zero, vede fazioni diverse in contrasto: chi vorrebbe proteggerla in un programma di conciliazione con la Terra e chi farla rientrare nel progetto di colonizzazione di Marte.

Vedere su Amazon


TRE MINUTI A MEZZANOTTE di Maria Mezzatesta - Booktrailer

In un orologio ipotetico di ventiquattr'ore, dove la prima ora corrisponde alla nascita della civiltà e l'ultima alla sua morte, ai terrestri e ai blunoriani, gli abitanti di un pianeta di nome Blu Noor ad anni luce di distanza da noi, mancano tre minuti a mezzanotte. A rivelarglielo è una razza aliena di gran lunga più sviluppata, proveniente da una galassia ancor più lontana. Una volta scoperto di non essere soli nell'universo, cosa faranno i terrestri? E i blunoriani? E gli alieni sono davvero pacifici come sembrano?





Vedere su Amazon

Vedere Booktrailer: primo, secondo

CHIAMATA DALL'INFERNO di Elisa Averna - Booktrailer

 
Lui sa tutto di lei. Ne conosce le abitudini, la famiglia e i molti peccati di gioventù. Ha disseminato di microspie la villetta in cui Jessica vive, il suo perfetto idillio da signora per bene. Lei non sa chi sia lui. Ogni giorno, quell'uomo misterioso le telefona e le impone prove ispirate ai peccati, minacciando ritorsioni sui suoi cari in caso di fallimento. Ogni prova è un indizio che lui concede per farsi identificare, ma se lei non riuscirà a capire chi sia, dovrà incontrarlo. I giorni che avrà a disposizione saranno nove, come i gironi danteschi. Lui obbligherà Jessica a scendere nell'Inferno più nero e profondo: quello della propria coscienza.



Vedere su Amazon


martes, 29 de noviembre de 2022

EL CLUB DE LOS NEURODIVERGENTES de María Losada Vázquez - RESEÑA

 

La mayoría de las reseñas que hago son de novelas históricas, policíacas, de detectives, alguna de fantasía y de misterio. Esta es la primera vez que hago la reseña de un libro - documento - novelado; es decir, un libro basado en las experiencias de la persona que escribe pero convertido en una novela. Este es el caso de EL CLUB DE LOS NEURODIVERGENTES, de María Losada Vázquez. Si veis la televisión os habréis dado cuenta de que en los últimos tiempos series como The Good Doctor o Bright Minds tienen como protagonistas a personas autistas. La sociedad los ha comenzado a tener en cuenta hasta el punto de convertirse, a veces, en protagonistas de una serie de éxito. 
Pero todavía queda mucho por aprender, por parte de los neurotípicos, sobre estas personas que forman parte de nuestra sociedad y a las que muchas veces dejamos de lado, nos burlamos de ellas, o directamente, ni siquiera nos acercamos, porque lo desconocido siempre da miedo, venga de donde venga. 
EL CLUB DE LOS NEURODIVERGENTES es un libro que, en poco más de 250 páginas, nos cuenta la vida de cinco amigos (Julia, Leo, Manuel, Filipa y Eva) y de sus familiares, de su entorno y de cómo viven unos y otros esta condición mental y física que puede llegar a ser muy complicada. Hay algo que me ha chocado de este libro. Algo he aprendido: que no todos los neurodivergentes son genios, como el doctor Murphy o Astrid (los dos protagonistas de las series de las que os he hablado al principio), pero tampoco son estúpidos porque no quieran hablar, aunque desde el punto de vista de los neurotípicos puedan parecer retrasados o tontos, que existen distintos grados de TEA y que personas que se consideran neurotípicos pueden ser autistas no diagnosticados. Así que, te pregunto a tí, a quien está leyendo esta reseña, ¿estás seguro de que no eres autista, estás totalmente convencido de que eres lo que se ha llamado, de manera errónea, durante siglos una "persona normal"? ¿Te han entrado dudas leyendo esta reseña? Más te entrarán leyendo el libro de María Losada Vázquez.
Con un lenguaje claro y sencillo, María Losada nos muetra la vida de estos jóvenes y de sus familias, de cómo piensan y sufren, de cómo aman y se ayudan, y, lo más importante, de cómo intentan superar sus límites para avanzar y crecer tanto física como intelectualmente, lo que significa asumir su condición con orgullo, sin esconderse, sin avergonzarse de algo que no es una vergüenza. Aprender a vivir tal como somos, es lo que nos enseña este libro, y que nadie tiene derecho a juzgarnos por como somos o como vivimos nuestra vida. Todos tenemos sentimientos y nadie tiene derecho a hacernos daño porque seamos diferentes.


miércoles, 23 de noviembre de 2022

ASOCIACIÓN DEYANIRA - Medidas Desesperadas (pp. 28 - 29)

 

Foi idea de Hilda, é dicir de Lucía Besteiro, utilizar alcumes para comunicarse entre elas cando tivesen que falar de aspectos relativos á asociación. Cada quen tiña o seu alcume que, dalgún xeito, procuraba estar acorde co traballo desempeñado nela: Tareixa García Pereiro, a directora da clínica de cirurxía estética e alma mater da asociación Deyanira, tiña de alcume Aldara, que significaba insigne en combate; a súa irmá Soraya era Alma, a que fai o ben; a outra cirurxiá, María Luísa Segoviano Méndez, tiña de alcume Beatriz que significaba a que dá a felicidade. Unha das enfermeiras, Helena Paz Andrade, era Amelia, o seu significado era destemida; a outra, Xacinta Bello Suárez, era Benilde, a loitadora. A irmá de Lucía, que traballaba de administrativa na clínica, era Roxana, que significaba a brillante. Outras dúas empregadas da clínica tamén pertencían a asociación Deyanira: A psicóloga, Salomé Barbeito Naya, alcumábase Baia, o cal era moi correcto pois o tal nome significaba ben falada; e a experta informática, Liliana Pardo Cerdeira, tiña tamén un alcume moi apropiado Irma, a poderosa, xa que realmente érao no campo da informática. Logo estaban as mulleres que non traballaban na clínica de estética e pertencían á asociación coma ela e Lucía, que entrara nela por mor da súa irmá; tamén había dúas funcionarias do Rexistro Civil, Raquel López Amado que se alcumaba Brixit, deusa da sabedoría, e Carme Vidal Barbeito, de alcume Brunilda, que significaba arma de guerra e que era filla de Salomé Barbeito Naya, a psicóloga. Tiñan tamén unha funcionaria do Concello da Coruña, Victoria Sánchez Bello, de alcume Berenguela, que significaba guerreira preparada., unha funcionaria do Servizo Público de Emprego de Galicia, Lorelai Velasco Cifuentes, con alcume Xusta, recta, de lei, a bibliotecaria da Biblioteca Miguel González Garcés, Paz Baamonde Andrés, e a súa axudante, Montserrat Sandomingo Fernández, alcumadas Perla, brillante, e Ofelia, axuda, respectivamente.

 Alguén fala das obras de arte no rural galego:
¿Ti imaxinas cantas marabillas de hai séculos se perderon para sempre por mor da incuria e pola desidia das administracións? Nin ti nin ninguén. O meu traballo é salvalas. Darlles un lugar axeitado para que poidan ser admiradas por xente realmente culta e amante da verdadeira arte, non por uns pailáns que non saben o traballo que custa telas en condicións nin saben aprecia-lo rico patrimonio dos seus devanceiros. ¿Cantos bebedoiros para animais feitos coas vellas pedras dun antigo convento ou ermida? ¿Cantos frescos recubertos de pintura branca pola ignorancia dun cura? ¿Cantas xoias marabillosas feitas lingotes de ouro? ¿Cantas cadeiras labradas botadas ó lume para quentar a un ignorante en inverno? O que eu fago é preservar todos eses bens. Se os que tiñan que coidalos non o fan é que non lles interesa ou que non aprecian o que teñen. Eu fágoo. Eu salvo todos eses bens que ninguén quere e amósoos a verdadeiros amantes da arte. Á xente que lles dá o seu xusto valor.

Ver en Amazon

Ver Booktrailer



viernes, 11 de noviembre de 2022

LAS SOMBRAS - Secretos del Pasado de María Acosta Díaz - BOOKTRAILER

 
Años 80, Madrid. Durante la celebración de la Noche de San Juan cuatro amigos (Luís, Sofía, Ricardo y Teresa), estudiantes universitarios, descubren una sombra pintada en la pared de un edificio del barrio de Chueca. Parece un hombre pegado al muro. A Ricardo se le ocurre acoplarse a ella y, mientras lo hace, expresa el deseo de encontrarse en Coruña. En ese mismo momento el muchacho desaparece. 
Espías, mendigos, científicos, alquimistas, nobles del Renacimiento italiano, la Inquisición, los jesuitas y algunos habitantes de la ciudad de Venecia, se entrecruzan en una aventura policíaca con pinceladas de fantasía, en donde unas sombras mágicas serán el hilo conductor de la trama.

Ver en Amazon


martes, 8 de noviembre de 2022

LA MONEDA DE WASHINGTON de María Acosta Díaz - BOOK-TRAILER

 
Año 2009, en Coruña. Ariel, un joven fotógrafo, mientras camina por la Ciudad Vieja encuentra una moneda con la efigie de George Washington. El resplandor del objeto y la extraña fecha, 1776, llaman su atención. Para desentrañar el misterio pedirá ayuda a su prima, Sofía Castro Souto, que vive en una aldea muy particular cerca de Arteixo, a donde, tras la aventura de Las Sombras, se ha retirado. 
De nuevo el comisario Soler, Sofía, Jorge, Luis, Teresa, Carla y Ricardo se verán envueltos en una nueva aventura que los llevará al descubrimiento de un sorprendente artilugio, el autómata de Kempelen, y a un reencuentro con sus viejos enemigos Klauss-Hassán y Franceso della Vitta. ¿Conseguirán esta vez salir indemnes?

Ver en Amazon



jueves, 3 de noviembre de 2022

CHIAMATA DALL'INFERNO di Elisa Averna - RECENSIONE


Ho letto un sacco di libri che hanno Dante e la sua grande opera Divina Commedia come base per svolgere un romanzo. Quasi tutti sono stati romanzi storici oppure pseudo storici, con elementi fantastici e anche esoterici. Quello che rende il libro di Elisa Averna sia diverso sono due cose: 
- in primo luogo, Dante è utilizzato per un psicopatico telefonico per mettere alla prova una donna, deve indovinare il motivo per cui la chiama e anche il suo vero nome. 
- in secondo luogo, dall’inizio del libro Elisa Averna ci mette al dunque del suo romanzo. Non ci sono preliminari, non ci sono descrizioni, ambientazione o qualsiasi altra cosa che definisce un libro come un romanzo, ma, comunque, il libro attrae l’attenzione del lettore sin dall’inizio: 

Pronto, chi parla? 
Sono il lupo cattivo e tu ora farai quello che ti dirò. 

Con queste due frasi comincia CHIAMATA DALL’INFERNO di Elisa Averna. Non c’è una descrizione della stanza, dei personaggi, ma si sa soltanto che la protagonista é a Milano, nella sua casa, il giorno in cui comincia il suo incubo (9 marzo 2022 al pomeriggio) e come si chiamano i personaggi coinvolti nel capitolo che si legge (Jessica, Matthias, sconosciuto). Sembra un’ambientazione di una opera teatrale, ma neanche troppo, perché in queste tipo di genere si deve dire dove sono i personaggi (seduti su una sedia, un divano,…), i mobili della stanza (il divano qua, la sedia, una finestra con le tende rosse e altre cose del genere), i sentimenti che devono provare (tristezza, allegria,…). Invece questo non c’è.  

Allora, cosa è CHIAMATA DALL’INFERNO? Un libro scritto in tal maniera che è il lettore, con la sua immaginazione, chi mette la faccia ai personaggi,che è il lettore a dover immainare la maniera in cui vestono, parlano, gridano. Elisa Averna non ha bisogno di descrivere l’angustia di Jessica ogni volta che lo sconosciuto la chiama e la mette alla prova, il lettore è così indotto a immaginarla così. Certo è che ognuno vedrà Jessica come piace, per uni sarà bionda, per altri morena, di altezza bassa oppure alta come una giraffa. Tutto questo non c’entra con quello che l’autrice ci vuole raccontare: la storia di una donna e del suo sconosciuto tormentatore. 

Non spoiler: devo dire che al quinto cerchio mi è venuta in mente la soluzione ma non certamente per le tracce lasciate dallo sconosciuto a Jessica. A questo rimane sorpreso anche il lettore più acuto.

Vedere su Amazon

BRANCA DE LOBOSO de Xesús Rábade Paredes - RESEÑA

Este libro de Xesús Rábade Paredes gañou o Premio Álvaro Cunqueiro de novela no ano 1991. Índa sí o libro trata un tema totalmente atemporal: a violencia contra a muller por causas totalmente alleas á mesma. O que significa a persecución por razón do sexo a través da historia dende que se escribiu a historia de Adán e Eva. Imaxino que esta non fora a intención do autor ó escribir este libro, ou polo menos podemos dicir que naquel lontano 1991 o da violencia do xénero non estaba tan de actualidade como agora. De tódolos xeitos, Branca de Loboso, conta a historia dunha muller galega alá polo século XVI.
¿E isto que quere dicir? Pois que nesa época as mulleres non solo sufrían a violencia dos seus familiares (pais, irmás, nais, esposos,...) senón que podían mesmo ser perseguidas por bruxería no caso de que alguén quisexe sacar proveito delas, xa fose de tipo sexual, económico ou por calquera outro motivo.
Xesús Rábade Paredes contáno-la historia de Branca, unha ragaza fermosa que ten amores cun home que a quere de verdade, que lle aprende a ler e escribir e que a respecta. En calquera momento da historia a beleza foi perseguida pero tamén o feito de nacer sendo muller. Algúns homes, entre os cales atópanse mesmo cregos, pensaban que as mulleres estaban o seu servicio, sexa cal fose este servicio, e que non podían negarse  porque a superioridade do home estaba por enriba dun ser que, durante séculos, non tivo alma (ou iso dicían).
Neste libro o autor conta a historia dunha ragaza perseguida pola Santa Inquisición, torturada, encarcerada, que foi prostituida por aqueles que debían protexela, separada do home que a amaba e a quen ela amaba, que foi utilizada por cregos para a súa satisfacción libidinosa, que foi encerrada nun convento e que a pesar de tódalas cosas que lle sucederon foi quen de saír adiante, de mante-la súa integridade e independencia sobrevivindo a todo isto.
A crudeza dalgunha das páxinas escritas por Xesús Rábade é a necesaria para facer comprender a un lector de hoxe todo o que xiraba ó redor das inxustas e arbitrarias sentencias da Santa Inquisición, que ás veces non tiña nada de santa.
A unha mente do século XXI pode resultar incríble que os homes e mulleres do sécolo XVI cresen que as bruxas voaban sobre as escobas, que tiñan relacións sexuais co Demo, que podían facer estraga-las colleitas dos veciños e producir saraiba e outros fenómenos atmosféricos á vontade. A mellor forma de manter a unha poboación analfabeta baixo o dominio dos estamentos chamados superiores (crego e nobreza) sempre foron as supersticións sobre os espíritos malignos e se alguén molestaba unha denuncia ó Santo Oficio dicindo que tiña tratos co Demo era suficiente para que esa persoa desaparecese da faz da Terra, acabase empodrecendo nos húmidos cabozos dunha cárcere ou mesmo fose queimada viva na fogueira para gran alegría de tódolos que presenciaban este espectáculo mesmo dende os balcón que rodeaban a praza maior do lugar ou a cidade, coa avenencia das autoridades relixiosas e civís.
O libro non chega ás 100 páxinas pero nel describese perfectamente e polo miúdo as miserias dunha sociedade ruin que intenta controlar calquera tipo de crencia ou forma de vivir que non sexa a da maioria.

jueves, 13 de octubre de 2022

GIOCO DI SANGUE di Giannicola Nicoletti - RECENSIONE

Gioco di sangue
è un libro speciale. Comincia presentando un detective, Frank, che sembra che ha tutti i difetti degli detective dei film degli anni 50 statunitensi, cioè appaiono tutti i topici conosciuti da qualsiasi persona a cui piacciano questi film: erede del negozio paterno; gli piace bere e fumare; dorme nella stessa stanza dove lavora; una donna bionda richiede i suoi servizi per cercare la sua sorella, e anche la frase i soldi non mancheranno. Ma qui finisce qualsiasi somiglianza con un romanzo noir banale. L’ambientazione è quella della Germania fascista. Un brutto periodo per tutti quanti abitavano in queste paese: il coprifuoco che stringe gli abitanti a rimanere in casa altrimenti la Waffen SS puoi dare il fermo e portarli in galera, la sofferenza di chi è perseguitato, il terrore di chi appartiene alla Resistenza, l’atteggiamento di quei militari che sanno che tutto quello che succede non è corretto e che cercano di fare del suo meglio senza essere scoperti, le città piene di macerie, di soldati e di carri armati.Tra quelli a chi non piace il regime fascista si trova proprio Frank, il nostro eroe, che dovrà portare a compimento l’indagine sulla scomparsa di Elisabeth Schulz. 
Questo sarà l’inizio di un’avventura in cui verranno anche coinvolti due amici di lui: Hans, un ufficiale dell’esercito nazista, e Thomas, un poliziotto. E poi, l’altro grande protagonista del romanzo, l’assassino, un uomo malato, a chi piace fare subire alle sue vittime in maniera speciale, con crudeltà e senza sentire mai rimorsi. 
Nicoletti non risparmia parole quando descrive la ferocia dell’assassino, ad esempio:

Mi feci strada con le dita tra le carni aperte della sua gamba e riusci ad afferrare il femore. I nervi e i muscoli che lo circondavano erano giovani e forti, ma la mia determinazione prevalse (capitolo 3).

Ma deve farlo, deve usare questi immagini crudeli e che danno schifo a qualsiasi persona sana di mente perché, in questo modo, non solo fa che il suo assassino (ancora senza nome nelle prime pagine del libro) diventi più reale, anche lui è il prodotto di un’epoca in cui la vita umana, soprattutto quella delle persone considerate inferiori, non valevano un soldo. 
Gioco di sangue è un libro che si legge in maniera scorrevole, con un argomento, nonostante conosciuto, ma che ci mette davanti agli occhi tutta la crudezza di un’epoca (rappresentata sia per i soldati nazisti che per l’assassino, specchio di un regime brutale), la lotta contro essa (rappresentata per Walt, il vecchio padrone di un bar) e anche per alcuni militari che non sono d’accordo con quello che succede, che lavorano tra le linee nemiche per far sì che il destino di alcune persone cambi (Hans, un ufficiale tedesco) e quelli che soltanto cercano di sopravvivere (Gertrude e lo stesso protagonista). 
Tutti i ceti della società tedesca della Germania sottomessa alla pazzia di Hitler sono stati sviluppati in questo libro che non è soltanto un thriller oppure un romanzo su un assassino in serie: è un libro che cerca di chiarire l’atteggiamento delle persone che vivono all’interno di un paese sottomesso da un pazzo e delle diverse soluzioni che trovano per non sporcarsi con le nefandezze che ci sono intorno a loro.La struttura del libro, capitoli corti, dove si alternano i pensieri e lo svolgimento mentale dello psicopatico con quello del nostro detective, ci impegna a continuare leggendo fino all’ultima pagina. Può darsi che possiamo immaginare il finale del libro ma non la forma in cui si arriva a esso. 
Gianiccola Nicoletti ha scritto un libro che può sembrare banale ma non è così, chi sa, con le parole giuste, senza perdersi in descrizioni che non forniscono un plus all’argomento, gestire i dialoghi, mettersi nella mente delle persone per spiegare i loro sentimenti, che non ha paura in fare descrizioni sanguinose, ma non per il piacere di farlo, bensì perché si deve fare affinché si capisca meglio l’universo dello psicopatico, è uno scrittore, un vero scrittore.


lunes, 26 de septiembre de 2022

CRIMINAL de Xurxo Borrazás - RESEÑA

 
Este é un libro que comprei hai 20 anos xustiños, seino porque ás veces escribo a data na primeira páxina. Ás veces a espera paga a pena, ás veces non estou segura. Isto último foi o que me ocorreu co libro CRIMINAL. Non sei o que esperaba, quizabes demasiado.
O libro foi publicado en 1994. Imaxino que Borrazás quería facer un libro distinto a todos os que ata ese momento se escribían, ambientalo no rural en troques da cidade; contar unha historia que fose recoñocible por tódalas persoas que lesen o libro: un crime aparentemente sen sentido que ten lugar nun lugar próximo a Coruña, Laracha, onde se sabe dende o principio quen é o criminal pero non os motivos que o levaron a comete-lo asasinato do seu irmán, da muller e mailo fillo pequeno.
A parte forte do libro non é a historia, tódolos días na prensa lense cousas semellantes e aínda peores, senon o retrato psicolóxico do personaxe principal Xesús Monteiro, Chucho, as razones que o levaron a matar e o ambiente onde se desenvolve a mesma. Non son sitios exóticos, son lugares e cidades por onde quen le o libro camiña acotío. De feito é unha historia moi normal: o criminal que fuxe e que tenta sair da sua terra nun barco que o leve lonxe para que non o colla a xustiza.
CRIMINAL é un libro ben escrito, feito a base de recordos do protagonista, de flashbacks en forma de soños, de momentos de acción e de momentos que explican esa acción. Estas voltas atrás na historia principal, na que se mesturan distintos puntos de vista, o que o protagonista fa e como o fai, o que pensan del a xente coa que se relacionou nalgún momento, completan o cadro da personalidade deste criminal - persoa normal.
CRIMINAL é un libro moi galego, escrito en galego e que calquera galego, sexa da cidade o do campo, entenderá e aprezará. Pero, dende o meu punto de vista, e a pesares de todas estas boas calidades do libro, falta pasión, esa pasión que fai que un lector quera seguir adiante co libro para rematalo, que o mantén pegado as follas cos ollos abertos sen durmir. Seica facer un libro non tan apaixonado como os que estou acostumada a ler era tamén un dos obxectivos do autor, seica. 




miércoles, 21 de septiembre de 2022

LA CITTÀ DEI SANTI di Luca Buggio - RECENSIONE


Dei tre libri che compongono la trilogia di Torino sull’assedio subito all’inizio del XVIII secolo, forse questo è il più magico, e anche il più difficile di capire. Adesso, mentre scrivo questa recensione mi è venuto in mente la maniera di scrivere e raccontare storie dei greci e romani antichi, dove gli dei e gli uomini vengono sconvolti in battaglie e altre storie, in un groviglio a volte quasi inestricabile tra quello che si vede e quello che non, tra il mondo degli uomini e il mondo dell’invisibile, ma esistente. 
Sin dall’inizio del libro il mondo sopranaturale si apre cammino e Gustìn sarà di aiuto per quelli esseri che lo popolano. Luca Buggio intreccia la leggenda e la realtà in maniera perfetta tramite questo rapporto tra Gustìn e i Cavalcanti, i protettori di Torino.

Le leggende sull’origine di Torino parlavano di un Toro che era diventato protettore della città dopo aver sconfitto un Drago (p. 28). 

Su questa premessa si svolge il romanzo La città dei Santi, i personaggi che abbiamo conosciuto nei libri precedenti (La città delle streghe, La città dell’assedio) svolgeranno la sua personalità e prenderanno posto tra i Santi oppure i Figli del Drago. 
Due battaglie, una sulla terra e un’altra sottosuolo, una visibile e un’altra invisibile, si narrano nelle 468 pagine del libro. Tutti gli enigmi che nei romanzi precedenti sono stati abbozzati avranno la sua soluzione.Specialmente sono carini i ragazzini che vivono sulla via, che sono figli di famiglie molto poveri e anche può darsi che loro stessi siano dei piccoli delinquenti, ma anche tra loro, esiste l’onore e il senso della giustizia, a volte un po’ bizzarra, ma sempre giustizia.
Le scene di violenza che si descrivono nel libro (battaglie, risse) sono realistiche e il lettore può immaginarle alla perfezione: 

Il momento del tutto per il tutto, uomini contro uomini, moschetti e baionette. I difensori soverchiati del numero di quasi cinque contro uno (pagina 267). 

Un drappello di granatieri avanzò fin sotto la porta di Soccorso, la baionetta innestata e i bottoni di metallo delle uniformi che brillavano al baluginare dei fuochi. Tutt’intorno cadeva una pioggia di sassi lanciati dai mortai nemici: rimbalzavano per terra, fracassavano teste e spalle (pagina 275) 

Non c’e bisogno di descrivere i membri rotti, il sangue versato sulla terra, con una economia di parole lodevole Luca Buggio riesce a metter davanti agli occhi dei lettori la crudeltà e la violenza della guerra e dell’essere umano. 
Mi sembra assai difficile fare una recensione di un libro che è l’ultimo di una trilogia, non voglio scoprire troppo e neanche poco. 
Direi un’altra volta che Luca Buggio è un grande scrittore? Non ne parlerò giacché uno scrittore che riesce a mantenere i nervi a fior di pelle fino all’ultima pagina della sua storia (1.248 pagine, per la esattezza) deve esserlo senza dubbio. Io non dirò il contrario. 
Con questo libro ho scoperto un pezzo di Istoria dell’Italia che tanto amo e anche che, quando si mette l’anima in quello che si fa, come ha fatto Luca Buggio, lavorando sodo, sia tanto nella documentazione storica che sullo svolgimento di personaggi, con le loro emozioni, le loro tristezze, il prodotto che ne esce è ottimo; allora siccome autore la soddisfazione deve essere piena per poter lanciare tre creature al mondo letterario e mostrare la passione che si ha messo nel farlo, e che questa passione sia stata trasmessa ai lettori tramite una scrittura accurata, limpida, dove tutte le parole hanno il posto giusto; come lettore, la soddisfazione sarà ancora di più, per avere l’opportunità di averlo tra le mani e aver potuto leggerlo nella sua lingua originale. È stato un vero piacere. 

CONTIÑOS DA TERRA de Manuel García Barros - RESEÑA

Contiños da Terra
de Manuel García Barros, escrito alá polos anos 30 do pasado seculo, é un libro distinto dos escritos ata ese momento polos escritores e intelectuais galegos: optimista, verdadeiro, no que o protagonista é o pobo, a xente do rural, coas suas miserias e alegrías. Ademais é un dos primeiros libros no que o autor tivo que vendelo indo da aquí a alá, el mesmo, sen intermediarios. Isto non é del todo certo. A primeira edición 

tivo lugar baixo os auspicios dos estradenses de Cuba e Bos Aires (páxina 9)

Deste libro vendéronse 1.000 exemplares. O que significa que dende o comezo o libro tivo moito éxito e non solo entre a xente a quen estaba adicado, tamén entre os intelectuais e xente da cidade, e mesmo entre os fuxidos. Só por isto debería ser lido Contiños da Terra de García Barros. Pero vouvos dar máis razóns para facelo.
Coas ganancias do libro García Barros meteuse no espiñoso mundo de editar de novo o libro, pero sen axuda de ninguén, soltanto do periódico Nós que, daquela tivo mesmo problemas para saír adiante. E comezou a aventura de vende-lo libro, caseque casa por casa, do Manuel: ás veces pagábanlle os libros, outras tentábano enlear, na vila vendeu bastantes e como di el

I ó resto tratei de buscarlle saída polas vilas da beira ou por onde cadrase (páxina 13)

Primeira razón para lelo: o escritor tivo que suar indo de aquí para alá vendendo o libro, coma tantos escritores actuais que deben traballar arreo e sós para tentar que alguén os lea. Non vos arrendades, García Barros atopouse na mesma situación.
Segunda razón para lelo: sobre todo os que teñen máis de sesenta anos, veránse representados nas penas e pesares do tío Martiño, de Xuana de Moroza, nos días da feria, nas argalladas dos feirantes de mala lei, nas correrías dos rapaces das aldeas cando ían de romería, nas pelexas entre os rapaces dunha aldea cando os da outra tentaban face-las beiras ás rapazas locais. ¿Es os do menos de sesenta, que fan? Pois lelo tamén, para recoñece-las súas raíces, a idiosincracia galega, a vella retranca do rural, unha forma de vida que hai moito que cambiou. ¿E logo o resto? Pois a lelo tamén, porque si naciches na cidade mais algunha que outra volta fuches do que nos 60 se chamaba ir de veraneo, recoñecerás en estas personaxes algunhas persoas que quizabes tratastes.
Terceira razón para lelo: decatarse da evolución do galego dende aqueles lontanos anos ata o de agora, das palabras que temos perdido e que quizabes deberíamos recuperar (darse fregas, faltriqueira e outras máis).
Cuarta razón para lelo: porque se debe facer un esforzo para entender unha lingua galega tan lontana da que se fala hoxe e iso fai un ben moi grande o cerebro.
Quinta razón para lelo (e xa paro): porque a retranca, a auténtica retranca, se atopa neste libro dende a primeira páxina ata a última, unha retranca que seica perdeuse na xente nova e que se debería recuperar porque fai parte da nosa alma galega e non se pode falar galego e entende-lo galego se non se usa la RETRANCA.


martes, 13 de septiembre de 2022

DIARIO DI UNO PSICOPATICO di Stefano Vignaroli - RECENSIONE

 
Di Stefano Vignaroli ne ho letto, e anche tradotto, i due libri precedenti del Commissario Caterina Ruggeri (Una tranquilla cittadina di provincia, Delitti esoterici) e sono diventata una vera tifosa di questa donna testarda, intelligente che, cosciente o meno, si tuffa nel suo lavoro come un gabbiano nel mare in cerca della sua preda, senza pensarci troppo. 
Aurora, la figlia di Stefano y Caterina, è cresciuta, capisce molte cose del mondo degli adulti e ha cominciato a cantare con l’aiuto del suo progenitore – veterinario -cantante di una jazz band. Come al solito, la tranquilla vita della famiglia si vede interrotta per i crimini misteriosi con qualche pennellate di misterio – esoterismo. A Stefano Vignaroli piace introdurre leggende e superstizioni della sua regione, Le Marche, nei suoi libri, e lo fa in maniera egregia. 
Sempre di fondo la figura di Federico II di Svevia e la sua storia, monarca del medioevo che ho scoperto grazie ai romanzi di Vignaroli, e le leggende che lo riguardano. In questo caso la storia della pietra bianca e la pietra nera che si attirano a vicenda, il Fine del Mondo, un’altra volta il Colle del Gioggo e il campo dei gigli, pieni di fantasia e magia. 
La storia comincia con la morte di una donna all’interno di una macchina che era insieme a una sua amica. Quest’ultima sopravvive ma non è affatto bene. Quello che all’inizio sembrava un normale incidenti diventa un assassinio premeditado: sembra che una mente afflitta da qualche malattia mentale è all’indietro di questo efferato crimine. 
Di seguito una donna tunisina e il suo fidanzato, e altri personaggi legati tra loro subiscono la stessa sorte. Caterina non saprá cosa fare e cosa pensare. Ogni volta che succede una di queste morte un piccolo libro con le copertine colorate in maniera diversa, appaiono accanto alle vittime.
A un certo punto questi crimini si incrociano con la storia familiare di Caterina, della morte del suo padre e la partita della casa familiare della stessa Caterina cercando di fare carriera nella Polizia, lasciando ai suoi due fratellini alla sua sorte, senza rimorsi.
Nel Diario di uno psicopatico ci sono tutti gli elementi che fanno della scrittura di Vignaroli uno stile unico, scorrevole, che sconvolge al lettore a tal punto che entra un dubbio: deve cominciare a leggere piano piano per godere della lettura oppure in fretta per arrivare al finale, sempre sorprendente, di uno dei suoi libri? Compete al lettore scegliere, io direi che ogni capitolo del libro ha il suo proprio ritmo, a volte rapido, a volte lento, e che chi lo sta leggendo deve adattarsi al ritmo che impone il romanzo. 
Nel Diario di uno psicopatico ci sono tutti gli elementi che fanno della scrittura di Vignaroli uno stile unico, scorrevole, che sconvolge al lettore a tal punto che entra un dubbio: deve cominciare a leggere piano piano per godere della lettura oppure in fretta per arrivare al finale, sempre sorprendente, di uno dei suoi libri? Compete al lettore scegliere, io direi che ogni capitolo del libro ha il suo proprio ritmo, a volte rapido, a volte lento, e che chi lo sta leggendo deve adattarsi al ritmo che impone il romanzo. 




lunes, 12 de septiembre de 2022

SABANA SALVAJE de Pier Read - Prólogo

 
Vaticano, mayo de 1975  

Finalmente he conseguido obtener audiencia con el Papa Paolo VI. Acabo de llegar al aeropuerto de Ciampino con mi jet que ahora ya utilizo muy poco. Me están esperando casi todos los idiotas que representan a mis empresas en Italia; son muchos, son demasiados, no recordaba que tuviese tantas bocas a las que dar de comer, debo revisar los organigramas. 
Ya pensaré en esto cuando vuelva a París. 
Entre los que me están esperando está el Cardenal Leon Etienne Duval, mi querido amigo de la infancia, fuimos juntos al seminario, luego, por razones que no me gusta recordar, fui expulsado antes de poder ser ordenado sacerdote. 
Ignoro a todas las sanguijuelas que me esperan, en cambio me paro para saludar a mi amigo Leon, que ha llegado con un coche con las insignias del Vaticano. A pesar de que sufro y me muevo vacilante con mis piernas, todavía consigo caminar, lo sigo hasta el aparcamiento, desde donde partimos para la Santa Sede. 
Leon me confirma que el Santo Padre nos ha concedido una cita y siente curiosidad por conocer mi proyecto, del que el mismo Leon tiene pocas y confusas informaciones. 
Mi confesor personal, el padre Gaetano, ha venido conmigo a Roma, de la que falta desde que el Papa Pacelli me lo asignó con el cometido de que fuese mi asistente espiritual. 
Es el único que, en el secreto de confesión, conoce todos mis pecados, que son muchos, de inenarrable crueldad y ferocidad. Lleva consigo el pesado volumen que sintetiza el proyecto que quiero mostrar al Papa. 
La policía italiana nos escolta hasta la entrada de la columnata de Bernini, permitiéndonos saltarnos colas, semáforos y todas las dificultades ligadas al caótico tráfico de Roma, ciudad que odio, junto con sus insignificantes, ruidosos, pendencieros y arrogantes habitantes. 
El Sumo Pontífice nos acoge en cuanto llegamos en sus aposentos reservados. En la sala privada están el Papa, el Secretario de Estado y su asistente personal, a mí me acompañan Gaetano y Leon. Me hubiera gustado un encuentro íntimo, sólo nosotros dos, pero me doy cuenta de que los allí presentes tienen un juramento de confidencialidad. 
Después de los saludos y las presentaciones, el Papa recita una fórmula donde nos invita a todos a dejarnos guiar por el Espíritu Santo. Finalmente, se me concede la palabra. Todos los presentes, sentados en cómodas butacas, escuchan lo que tengo que proponerle al Papa, uno de los hombres más ricos del mundo. Confieso que estoy emocionado, parece que haya vuelto a la adolescencia, a punto de examinarme por primera vez.

Santidad, le doy las gracias por haberme concedido un poco de su precioso tiempo, estoy aquí para mostrarle mi proyecto, para pedir Su aprobación y Su bendición. 
El tomo que Vos veis aquí posado sobre la mesa representa la síntesis de un proyecto que estoy estudiando, imaginando y meditando desde hace muchos años. 
El Proyecto se llama “Jerusalén liberada”.  

Percibo que tengo encima los ojos de todos los presentes, todos están atentos, el silencio es total. Continúo.

El proyecto se articula en diversas fases, de las cuales algunas ya se han ejecutado. He contactado con el Rey Hussein de Jordania, del que he obtenido un amplio territorio semi desértico donde deseo construir una ciudad de al menos doscientos mil habitantes, totalmente equipada con mezquitas, escuelas, clínicas, mercados, instalaciones para artesanos, un zoco estilo árabe, villas para los notables, chalecitos para la clase media y casas comunes para el pueblo. La totalidad de calles, aceras, líneas eléctricas, telefónicas, red de agua y todos los servicios de una ciudad moderna. 
Una vez que la ciudad sea habitable, comenzaremos a transferir a los musulmanes que hoy viven en Jerusalén Este, luego nosotros nos responsabilizaremos de renovar y restaurar las deterioradas y viejas casuchas de la zona evacuada. Tales edificios, una vez convertidos en modernos y habitables, serán vendidos a los cristianos que quieran mudarse a la Ciudad Santa 

El Papa escucha absorto, su Secretario de Estado pregunta cómo haré para convencer a los musulmanes.

Me doy cuenta de que esto podría representar un problema: hemos programado tres fases, en la primera procederemos ofreciendo dinero y una casa mejor que en la que ahora residen. Para aquellos que lo rechacen procederemos con una deportación forzosa y, finalmente, para los más obstinados recurriremos al viejo método utilizado en las antiguas cruzadas. 
 
Mientras suministro las lógicas y racionales explicaciones veo que el Santo Padre tiene los ojos cerrados, parece que se está adormeciendo, observo, sin embargo, que mueve los labios, está rezando. Continúo: 

A la luz de todo lo que he expuesto aquí, Le pido que bendiga el Volumen que encierra los detalles del proyecto; después de su Bendición y Aprobación, empezaré de inmediato

Pasan unos minutos de silencio, nadie respira, sólo se siente un amortiguado y lejano sonido de campanas. Finalmente el Papa abre los ojos, me mira con atención como si quisiese imprimir mi rostro en su mente; recita una plegaria en latín y me apostrofa de manera directa y sin posibilidad de equívoco: 

Señor Marcel. Nos nunca daremos Nuestra bendición y Nuestra aprobación a una moderna cruzada, no queremos repetir los mismos errores cometidos hace muchos siglos y de los que todavía ahora estamos pagando las consecuencias. Si usted se obstinase en poner en marcha una monstruosidad semejante, Nos nos veremos obligados a emitir una Bula Papal de excomunión.

Inseguro sobre sus piernas, se levanta y se aleja, vuelve a sus aposentos sin volverse y sin ni siquiera dignarse a saludarme o a darme la bendiciónMe he quedado atónito, desilusionado, amargado, luego me asalta una rabia feroz, emito un grito que creo que nadie nunca debe haber pronunciado dentro de las salas ricamente decoradas con frescos, cojo el volumen que había preparado para el Papa y lo arrojo al suelo. 
Gaetano se acerca, me coge de las manos, me acaricia con dulzura como se hace con un niño caprichoso, es el único que sabe cómo tranquilizarme, poco a poco vuelvo en mí. Me invita a arrodillarme y comienza una plegaria, a la cual me uno. 
El Cardenal Leon me invita a tener paciencia, quizás el futuro Papa sea más accesible. 
Puede. 
En el año 1978 Paolo VI muere; antes de ir a Roma veo al Cardenal Duval, mi amigo, lo exhorto para que convenza al cónclave para que elija un Papa más moderno y que quiera dar un giro definitivo a la historia de la Iglesia de Roma. Naturalmente me recuerda que es el Espíritu Santo el que guía las mentes de los numerosos cardenales: que se haga Su Voluntad 
La fumata bianca1 anuncia la elección: ha sido elegido Luciani, un cardenal desconocido, no estaba incluido entre los papables y entre aquellos que tenían posibilidades de ser elegidos. Es cierto que en el cónclave, quien entra papa, sale cardenal, confirmando que los pronósticos casi siempre se incumplen. 
Toma el nombre de Giovanni Paolo I, como queriendo aunar en su persona las características de los dos Papas anteriores. 
Es un papado breve y anodino que deja ninguna huella de su paso. El Padre Eterno ha creído oportuno llamarlo enseguida con él antes de que crease algún problema. 
De nuevo se repite la liturgia del Cónclave; es elegido un joven polaco, toma el nombre de Giovanni Paolo II, siguiendo a su predecesor. 
Es joven, parece ambicioso, es polaco, nación de la que proceden los católicos más convencidos y practicantes, fueron los polacos los que salvaron a Viena de los ataques de los musulmanes. Tengo esperanzas en que mi proyecto pueda obtener la aprobación tan deseada.

Vaticano, 1979

Es septiembre del año 1979, siempre gracias a la intercesión de Leon, finalmente el nuevo Papa me concede la audiencia tan esperada. 
Llego a Roma, esta vez en silla de ruedas, mis piernas ya no quieren sostenerme. Después de una pequeña espera soy admitido en presencia de Su Santidad. 
Quedo sorprendido al constatar la juventud y el espíritu batallador que lo anima; después de las frases de rigor, los saludos y las presentaciones, pido poder mostrar mi proyecto. 
Repito todo como en la audiencia anterior. Al principio la propuesta de construir y permitir el uso de toda una ciudad le ha impresionado positivamente, lo ha considerado una forma de beneficencia a gran escala. 
La situación cambia cuando pronuncio la palabra deportación; da un bote sobre la silla, da la vuelta alrededor de la mesa, se me acerca rabioso, apunta su grueso índice a pocos centímetros de mi rostro y me dice que deje enseguida la Santa Sede, nunca jamás dará su beneplácito a un proyecto tan obsceno, amenazándome con la excomunión. 
Me controlo, no reacciono, otra derrota, otra desilusión. Pienso con amargura que el Papa es joven, ni siquiera puedo esperar que muera antes que yo, que soy de edad avanzada. 
La Iglesia de Roma está dirigida por Papas incapaces, sin una visión de la historia y de su papel en el mundo, mientras que los musulmanes son cada vez más, año tras año, nosotros, los católicos, nos escondemos detrás de viejas y superadas fórmulas de tolerancia y misericordia. 
Necesitamos un guía distinto y más emprendedor. El Papa polaco no es el adecuado para guiar a una Iglesia que quiera reivindicar una función de guía en el Mundo. Este Papa no puede y no debe permanecer mucho tiempo en el solio de Pietro, si el Padre Eterno no interviene acortando su vida, deberé ponerle remedio. He comenzado a estudiar una solución.  


Vaticano, 1981 

Después de la decepcionante audiencia con el Papa polaco en septiembre de 1979, he asumido la derrota, pero no he renunciado al proyecto. 
Estoy pensando en proceder incluso sin la aprobación del Vaticano. Sería un salto al vacío, podría construir la ciudad ideal donde poder transferir a los musulmanes pero no podría quedar vacía para que se marchitase. Debo seguir un camino distinto, cada vez que pienso en ello, me pongo malo, tampoco hablo de esto durante el sacramento de la confesión. 
Es algo que me roe las entrañas. Finalmente lo reconozco: debo hacer que eliminen a este Papa demasiado joven que se opone a mi proyecto. 
Necesito un nuevo Pontífice, más audaz, más interesado en la difusión de la Iglesia de Roma. 
La supresión del Papa debe ocurrir en la plaza de San Pedro, por parte de un musulmán para soliviantar la indignación popular cristiana. 
Tengo un viejo contacto en Bulgaria, lo conozco como Slutanu, formaba parte de las agencias de espionaje de aquel país, ahora está jubilado. 
A través de extraños e inconfesables canales llego hasta él, naturalmente no conoce ni conocerá jamás mi identidad. Le expongo mi proyecto, habrá una compensación de un millón de dólares, si un sicario, musulmán, sigue correctamente la tarea, la mitad anticipadamente y la otra mitad a trabajo acabado. 
Tiene el hombre adecuado, se llama Ali Agca, es turco, pertenece a una banda de locos llamada Lobos Grises que aspiran a la conquista del Mundo en nombre del Islam. Se fija la fecha para el último domingo de abril; por desgracia ese día llueve a mares en Roma, así que el Papa se queda en sus aposentos; la fecha se traslada, será dentro de dos semanas. 
Llega el 13 de mayo de 1981, data fatídica para la ejecución de mi proyecto. Estoy conectado al canal de televisión del Vaticano, el Papa recorre la plaza, un altercado en una esquina me dice que mi hombre ha cumplido su trabajo. 
El Papa se desploma, luego su coche parte como un rayo y desaparece de la pantalla. 
Espero nervioso, luego, poco a poco, comprendo que ese estúpido musulmán ha fracasado, el Papa está vivo, sólo está herido; después de unos días lo dan de alta en el hospital. 
El sicario es arrestado. 
Me pondría a llorar: mi proyecto está, definitivamente, muerto.

Ver en Amazon


LA CITTÀ DELL'ASSEDIO di Luca Buggio - RECENSIONE

 
La cittá dell’assedio è il secondo libro della trilogia di Luca Buggio sull’assedio a Torino nel XVIII secolo. Ritorniamo a incontrarci con Luigi, Laura, Gustìn e altri personaggi che abbiamo conosciuto nel primo libro, La città delle streghe. Adesso Torino è davvero in pericolo e, allo stesso tempo che le bombe caddono su essa e la Cittadella, una serie di efferati assassinati si espandono ovunque, famiglie intere spariscono senza lasciare traccia, come se non fossero mai esistite; l’Ordine del Drago, di cui abbiamo avuto delle notizie nel libro precedente, cerca il Potere e la Gloria, esseri sovraumani camminano tra gli uomini e donne della città, che non si rendono conto della sua esistencia.  Su e giù, nella superficie e nel sottosuolo della città di Torino, si svolge una battaglia a morte tra quelli che vogliono distruggerla e quelli che vogliono diffenderla. E nel bel mezzo di questa lotta Gustìn e Laura, e la famiglia della ragazza. 
Luca Buggio ha scritto un libro rotondo, nel senso che non fa una piega, con personaggi che crescono, si transformano, vanno avanti, sia fisicamente sia mentalmente. Per scrivere un romanzo storico vero bisogna documentarsi, leggere un sacco di libri prima di cominciare anche con la prima stesura del romanzo, questo si vede proprio in questo libro e anche nel primo e nell’ultimo di questa trilogia. L’immane lavoro di documentazione di Luca Buggio fa sì che possiamo vedere proprio la città distrutta o quasi distrutta, che possiamo afferrare in maniera perfetta ogni vicolo, ogni piazza e ogni abitazione. 
Ma, come al solito, la vita segue e Luca Buggio con poche parole riesce a descrivere questo ambiente di falsa tranquillità: 

Nell’aria risuonavano le voci dei torinesi, spezzate ogni tanto dagli echi delle cannonate. Le massaie appendevano i panni ai balconi e alle finestre, i garzoni percorrevano le strade con i sacchi sulle spalle, i bambini giocavano alla guerra” (pagina 97).   

Lo sacro e lo profano, la realtà e il mondo degli spiriti, della superstizione, permea ogni pagina del libro in maniera egregia e riesce a fare che il lettore si senta parte di questo mondo che è esistito realmente e che è anche prodotto della mente dell’autore e anche della psiche collettiva dei torinesi. Come dice Rosina nella pagina 123:  

I Santi sono in mezzo a noi. In ogni momento, anche adesso, combattono le forze del Maligno per proteggerci”.  

Ma questa è un’altra storia.

martes, 16 de agosto de 2022

OPERA NOVA di Achille Marozzo - RECENSIONE

 
Achille Marozzo, figlio di Lodovico Marozzo, nacque a Bologna nel 1484 da una famiglia originaria di San Giovanni in Persiceto (BO), trasferitasi nel capoluogo un secolo prima (1385). Apprese il mestiere delle armi dal maestro di scherma Guido Antonio de Luca, presso il quale studiarono nel medesimo periodo due famosi capitani di ventura dell’epoca: Giovanni dalle Bande Nere e il conte Guido II Rangoni. 
Messosi in proprio, Marozzo aprì una scuola di scherma presso i locali ottenuti in enfieteusi dai frati benedettini dell’Abbadiz, ex Chiesa dei Santi Naborre e Felice (attuale Centro Militare di Medicina Legale), lungo il Canale di Reno (oggi Via Riva di Reno nel Quartiere Porto). In tarda età, il maestro Marozzo scrisse un trattato di scherma intitolato Opera Nova Chiamata Duello, O Vero Fiore dell’Armi di Singulari Abattimenti Offensivi & Diffensive, dato alla stampa nel 1536 a Modena e dedicato al conte Rangoni. 
Achille Marozzo con questo libro cerca di mettere insieme gli insegnamenti delle diverse armi conosciute fino a questo momento, il XVI secolo. Il libro è diviso in cinque libri:  
Libro Primo: dove si possono incontrare degli istruzioni affinché il maestro possa insegnare la sua arte, di come si devono comportare maestri e allievi e i primi principi del maneggio della spada e il brocchiero. 
Libro Secondo: si insegna come lottare con le arme di filo, cioè: spada e pugnale, spada e cappa, una spada in ogni mano, spada e brocchiero, spada sola, spada e rotella, spada e targa, tirare contro un mancino, tirare contro arme innastate, modo in cui debbe uno da piede contra a uno a cavallo 
Libro Terzo: il quale tratta dell’arte della spada a due mani. 
Libro Quarto: il quale tratta dell’armi inhastate: partesana e rotella, partesana solo corpo a corpo, pica o lanciotto, spiedo, ronca o alabarda. 
Libro Quinto: le battaglie singolari, le prese. 

In tutto 273 capitoli.

Si deve capire che in un tempo in cui la lingua italiana si sta ancora svolgendo, in cui le virgole e altri punti (esclamative, interrogativi, punto seguito etc) non si sono ancora svilupatti, molte volte si chiamava capitolo a un intero paragrafo senza una divisione interna tanto precisa come quella che utilizziamo oggi.  
Si mostra perfettamente il linguaggio ancora non definitivo della lingua. Hora, invece di Ora, sappi, essendo (con la s lunga che a volte si confonde con la f), la u con la funzione di v, uuoi, che si deve leggere vuoi, e anche l’uso di & invece dela congiunzione e.
Inoltre, la parola libro non si intendeva come oggi, un volumen con la sua copertina, bensì una parte di un volume, a tema unico, cioè il libro primo parla su istruzioni generali e poi il secondo di armi di filo. Due temi, due libri, ma all’interno dello stesso volume. 
Certo un libro difficile da leggere ma interessante per quanto riguarda l’argomento e l’inmane compito di Marozzo che, uomo rinascimentale, vuole mostrare la sua sapienza sull’arte delle armi a chi abbia la voglia di imparare. E lo fai di maniera certosina, alcuni dei maestri della stessa epoca cercavano di studiare un’arma oppure uno style concreto ma Marozzo quello che fai è procurare un’educazione più ampia dei suoi allievi, l’uomo che sa di tutto e che può uscire da una situazione di pericolo. 
Di fatto Marozzo intitola il libro in questa maniera: 

el cui titolo OPERA NOVA chiamata DUELLO, overo Fiore dell’armi, dei singulari abbatimenti offensivi & diffensivi, composta per ACHILLE MAROZZO, gladiatore bolognese 

Per Marozzo le arme sono importanti, certo, ma anche l’atteggiamento della persona che ne ha una in mano. All’inizio della prima parte del libro ci sono delle regole per allievi e maestri, che lui considera così importanti che è la prima cosa che scrive: come si deve insegnare a una persona che vuole imparare l’arte della scherma, cosa deve fare e non fare un allievo, chi ha veramente un carattere idoneo per maneggiare un’arma e chi non deve. Prima di insegnare agli allievi a usare qualsiasi arma si deve insegnare l’atteggiamento corretto con i suoi simili, una specie di onorabilità verso il nemico. 

… Onde talvolta nel parlare, o nell’operate dell’armi per ignoranza, e non per malitia mancano. E vedendo alcuni di questi errori molto siate occorrere, per volere questi transgressi evitare, più per pietà, & amore, che alla virtù loro io porto, che da gloria alcuna spinto, & incitato, io mi sono amorevolmente mosso con l’ingegno & arte mia, eccitando per advertire questi tali & audaci combattitori accioché giustificatamente habbino a pigliar l’armi 

Perché é interessante leggere questa opera di Marozzo? Perché in questa maniera, siano scrittori di romanzi storici siano persone che vogliono approfondire in un argomento tanto speciale come quello delle armi in epoche antiche, siano persone incuriosite per la maniera antica di lottare, in Marozzo hanno una risorsa molto valiosa per capire non solo una maniera di maneggiare la spada molto diversa a quella della scherma sportiva che conosciamo, ma anche la mentalità di chi prendeva una spada e perché lo faceva in una epoca così convulsa come la Rinascementale.  
Il libro di Marozzo no è solo un volume dove si impara a maneggiare le armi, è anche un libro dove si impara l’atteggiamento corretto di un cavaliere del suo tempo. Dietro Marozzo c’è una filosofia della lotta che non appare in altri maestri. L’importanza di Marozzo, del suo libro OPERA NOVA, è palese: qualsiasi persona interessata nella maniera di combattere e di pensare di un cavaliere del Rinacimento, deve leggerlo. 
A me, che piacciono da morire i romanzi storici, a volte mi sento confusa per le scelte che fanno alcuni autori delle armi e del modo di maneggiare le stesse i loro personaggi. Può darsi che molti di questi autori abbiano documentato le sue descrizioni, ma altri non hanno approfondito in questo argomento. Lo so, un profano non deve sapere di tutto, ma uno scrittore di romanzi storici, al mio avviso, deve essere il più preciso possibile. Questo libro di Marozzo diventa una risorsa molto valiosa in questo senso e, anche se non utilizzino i termini di Marozzo come cinghiale porta di ferro, guardia di testa, guardia di croce, per nominare soltanto alcuni nomi di guardia che ho recordato giusto mentre scrivo questa recensione, questo libro servirà per conoscere l’epoca e capire cosa significava essere un guerriero in un tempo tanto lontano da noi.