Gioco di sangue è un libro speciale.
Comincia presentando un detective, Frank, che sembra che ha tutti i
difetti degli detective dei film degli anni 50 statunitensi, cioè
appaiono tutti i topici conosciuti da qualsiasi persona a cui
piacciano questi film: erede del negozio paterno; gli piace bere e
fumare; dorme nella stessa stanza dove lavora; una donna bionda
richiede i suoi servizi per cercare la sua sorella, e anche la frase
i soldi non mancheranno. Ma qui finisce qualsiasi somiglianza con un
romanzo noir banale. L’ambientazione è quella della Germania
fascista. Un brutto periodo per tutti quanti abitavano in queste
paese: il coprifuoco che stringe gli abitanti a rimanere in casa
altrimenti la Waffen SS puoi dare il fermo e portarli in galera, la
sofferenza di chi è perseguitato, il terrore di chi appartiene alla
Resistenza, l’atteggiamento di quei militari che sanno che tutto
quello che succede non è corretto e che cercano di fare del suo
meglio senza essere scoperti, le città piene di macerie, di soldati
e di carri armati.Tra quelli a chi non piace il regime fascista si
trova proprio Frank, il nostro eroe, che dovrà portare a compimento
l’indagine sulla scomparsa di Elisabeth Schulz.
Questo sarà l’inizio di un’avventura
in cui verranno anche coinvolti due amici di lui: Hans, un ufficiale
dell’esercito nazista, e Thomas, un poliziotto. E poi, l’altro
grande protagonista del romanzo, l’assassino, un uomo malato, a chi
piace fare subire alle sue vittime in maniera speciale, con crudeltà
e senza sentire mai rimorsi.
Nicoletti non risparmia parole quando
descrive la ferocia dell’assassino, ad esempio:
Mi feci strada con le dita tra le
carni aperte della sua gamba e riusci ad afferrare il femore. I nervi
e i muscoli che lo circondavano erano giovani e forti, ma la mia
determinazione prevalse (capitolo 3).
Ma deve farlo, deve usare questi immagini
crudeli e che danno schifo a qualsiasi persona sana di mente perché,
in questo modo, non solo fa che il suo assassino (ancora senza nome
nelle prime pagine del libro) diventi più reale, anche lui è il
prodotto di un’epoca in cui la vita umana, soprattutto quella delle
persone considerate inferiori, non valevano un soldo.
Gioco di sangue è un libro che si legge
in maniera scorrevole, con un argomento, nonostante conosciuto, ma
che ci mette davanti agli occhi tutta la crudezza di un’epoca
(rappresentata sia per i soldati nazisti che per l’assassino,
specchio di un regime brutale), la lotta contro essa (rappresentata
per Walt, il vecchio padrone di un bar) e anche per alcuni militari
che non sono d’accordo con quello che succede, che lavorano tra le
linee nemiche per far sì che il destino di alcune persone cambi
(Hans, un ufficiale tedesco) e quelli che soltanto cercano di
sopravvivere (Gertrude e lo stesso protagonista).
Tutti i ceti della società tedesca della
Germania sottomessa alla pazzia di Hitler sono stati sviluppati in
questo libro che non è soltanto un thriller oppure un romanzo su un
assassino in serie: è un libro che cerca di chiarire l’atteggiamento
delle persone che vivono all’interno di un paese sottomesso da un
pazzo e delle diverse soluzioni che trovano per non sporcarsi con le
nefandezze che ci sono intorno a loro.La struttura del libro,
capitoli corti, dove si alternano i pensieri e lo svolgimento mentale
dello psicopatico con quello del nostro detective, ci impegna a
continuare leggendo fino all’ultima pagina. Può darsi che possiamo
immaginare il finale del libro ma non la forma in cui si arriva a
esso.
Gianiccola Nicoletti ha scritto un libro
che può sembrare banale ma non è così, chi sa, con le parole
giuste, senza perdersi in descrizioni che non forniscono un plus
all’argomento, gestire i dialoghi, mettersi nella mente delle
persone per spiegare i loro sentimenti, che non ha paura in fare
descrizioni sanguinose, ma non per il piacere di farlo, bensì perché
si deve fare affinché si capisca meglio l’universo dello
psicopatico, è uno scrittore, un vero scrittore.