lunes, 2 de octubre de 2023

ODIO MEDITERRANEO di Marco de Luca - RECENSIONE

A volte un titolo è un ottimo riassunto di un libro; a volte non si capisci bene cosa voglia dire l’autore. Ciò non vuol dire che il titolo sia sbagliato bensì che è stato scelto con tanta cura che deve attirare l’attenzione del lettore affinché si impegni nella lettura del romanzo. 
Proprio questo è successo con Odio Mediterraneo di Marco De Luca. 
All’inizio, prima di cominciare la lettura, pensavo che fosse un libro pieno di scene crudeli, viscere ovunque e via dicendo. 
Non ne avevo la più pallida idea dell’argomento. 
Ho preso però il libro con curiosa perché il romanzo storico mi piace da morire, sia che abbia un mistero da scoprire o che racconti di battaglie, sia che racconti la vita di un personaggio, conosciuto o meno, e via dicendo. 
Così ho cominciato a leggere Odio Mediterraneo

Il libro ha come sfondo storico la Venezia del XVI secolo, per l’esattezza si svolge nell’anno 1568, tre anni prima della Battaglia di Lepanto. 
Detto questo, andiamo al dunque. 
Il protagonista della storia si chiama Maffeo Raffaelli; abita a Venezia e fa il mercante. Lui però non è nato a Venezia ma in Dalmazia, che all’epoca era sotto il dominio della Repubblica di Venezia. 
La storia descrive diversi tipi di “odio” che predominano nel Mediterraneo e non solo: il primo “odio mediterraneo” è la paura del diverso, di chi veneziano d’origine vede di cattivo occhio i forestieri, anche se questi sono arrivati quando avevano otto anni e adesso ne hanno più di cinquanta. 
Maffeo non è un rampollo di una casata nobile, è nato povero ed è riuscito a raggiungere la ricchezza con il suo lavoro di mercante. 
Questo determina il secondo “odio mediterraneo”: l’odio di chi crede di essere migliore degli altri giacché appartiene a famiglie antiche da secoli. 
Maffeo si sposa con una donna che appartiene a una di queste casate. 
Questo determinerà il terzo “odio mediterraneo”: quelli che credono che un uomo semplice non si debba mischiare con i nobili, che il sangue non va mischiato e che presto o tardi questo porterà alla rovina. 
Maffeo è un uomo che somiglia a quei cani che abbaiano ma non addentano mai. Può darsi che sgridi i suoi servi ma, più e mai più, metterebbe una mano addosso a loro. 
Questo è il quarto “odio mediterraneo”: quello che provano coloro che credono di essere al di sopra di tutti solo per nascita. 
Maffeo ha relazioni commerciali con tutti quanti abitano a Venezia, anche con gli ebrei del ghetto. 
Questo è ancora un “odio mediterraneo”: l’odio verso gli ebrei, chiusi nel Ghetto come pecore. Ma non solo. Anche verso i poveri che non hanno un altro posto dove possono abitare. 
Ma la storia continua e Maffeo, dopo una serie di sventure, perde tutto, diventando schiavo di un turco molto importante. 
Ecco il sesto “odio mediterraneo”: l’odio tra cristiani e musulmani, il seme forse della Battaglia di Lepanto. 
Purtroppo c’è un odio che non cambierà mai. Un odio che ancora possiamo sentire ogni giorno, veramente irragionevole, l’odio in maiuscolo: l’ODIO DI MASSA. E anche di questo parla Odio Mediterraneo di Marco de Luca. 
E poi, i personaggi, come sono i personaggi che popolano il libro di De Luca? Allo stesso ritmo che la storia si svolge e cresce fino ad arrivare al culmine del romanzo, così i personaggi di Marco de Luca crescono e vanno avanti nello svolgimento della loro personalità. Ognuno appare per quello che è, fragile a forte, senza maschere o trucchi. Sia Maffeo che Sofia (sua moglie), Maria (la loro servetta) oppure Bembo (il patrizio nemico di Maffeo) si rendono conto che le cose non sembrano quello che sono in realtà. 
Qualcosa sta cambiando, sia nella società del XVI secolo sia nelle persone che vivono in questa epoca, niente può rimanere fermo molto tempo e così deve essere. 
Lo stile dell’autore è semplice ma elegante; inserire ogni tanto parole in veneziano, anche in bocca dei patrizi, o in spagnolo, quando Maffeo visita un ebreo originario della Spagna, rende veritieri i personaggi. 
Come finire con questa recensione? 
Con uno dei paragrafi che mi è piaciuto di più, quando Maffeo ritorna a Venezia: 

Com’era bella la sua città. Nulla sembrava cambiato. Era lì tra le due colonne, che si svolgevano le migliori acrobazie durante il Carnevale, che il popolo assisteva all’amministrazione della giustizia, e che attraccavano i vascelli carichi di merci e denari. Era lì che sarebbe dovuto sbarcare, rientrato dalla spedizione

Tutto l’amore del protagonista per la sua città si esprime in maniera concisa in questo paragrafo che, letto ad alta voce, ha una musicalità speciale e riesce a far vedere al lettore scene tipiche in Piazza San Marco e anche a sentire la meraviglia che lo stesso Maffeo sente e che trasmette a chi legge il libro in maniera egregia. 
Odio Mediterraneo è un libro che si legge con curiosità, con molto piacere, in maniera scorrevole, che trasmette con sentimenti e piccole descrizioni, per niente prolisse, un’epoca così convulsa. Maffeo, anche un po’ rozzo, è un personaggio che sembra simpatico al lettore da subito. Si intuisce che non è un uomo cattivo, se lo sembra è dovuto all’epoca in cui vive e la città in cui abita. È un uomo del suo tempo, un uomo che deve indossare una maschera, altrimenti i lupi lo mangeranno, e, certamente, i lupi cercheranno di farlo. 
Ma quelli come Maffeo sono superstiti, mai vittime, e alla fine, ce la faranno nonostante tutto e tutti.

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