A
volte un titolo è un ottimo riassunto di un libro; a volte non si
capisci bene cosa voglia dire l’autore. Ciò non vuol dire che il
titolo sia sbagliato bensì che è stato scelto con tanta cura che
deve attirare l’attenzione del lettore affinché si impegni nella
lettura del romanzo.
Proprio questo è successo con Odio Mediterraneo di Marco
De Luca.
All’inizio, prima di cominciare la lettura, pensavo che fosse un
libro pieno di scene crudeli, viscere ovunque e via dicendo.
Non ne avevo la più pallida idea dell’argomento.
Ho preso però il libro con curiosa perché il romanzo storico mi
piace da morire, sia che abbia un mistero da scoprire o che racconti
di battaglie, sia che racconti la vita di un personaggio, conosciuto
o meno, e via dicendo.
Così ho cominciato a leggere Odio Mediterraneo.
Il libro ha come sfondo storico la Venezia del XVI secolo, per
l’esattezza si svolge nell’anno 1568, tre anni prima della
Battaglia di Lepanto.
Detto questo, andiamo al dunque.
Il protagonista della storia si chiama Maffeo Raffaelli; abita a
Venezia e fa il mercante. Lui però non è nato a Venezia ma in
Dalmazia, che all’epoca era sotto il dominio della Repubblica di
Venezia.
La storia descrive diversi tipi di “odio” che predominano nel
Mediterraneo e non solo: il primo “odio mediterraneo” è
la paura del diverso, di chi veneziano d’origine vede di cattivo
occhio i forestieri, anche se questi sono arrivati quando avevano
otto anni e adesso ne hanno più di cinquanta.
Maffeo non è un rampollo di una casata nobile, è nato povero ed
è riuscito a raggiungere la ricchezza con il suo lavoro di mercante.
Questo determina il secondo “odio mediterraneo”: l’odio
di chi crede di essere migliore degli altri giacché appartiene a
famiglie antiche da secoli.
Maffeo si sposa con una donna che appartiene a una di queste
casate.
Questo determinerà il terzo “odio mediterraneo”:
quelli che credono che un uomo semplice non si debba mischiare con i
nobili, che il sangue non va mischiato e che presto o tardi questo
porterà alla rovina.
Maffeo è un uomo che somiglia a quei cani che abbaiano ma non
addentano mai. Può darsi che sgridi i suoi servi ma, più e mai più,
metterebbe una mano addosso a loro.
Questo è il quarto “odio mediterraneo”: quello che
provano coloro che credono di essere al di sopra di tutti solo per
nascita.
Maffeo ha relazioni commerciali con tutti quanti abitano a
Venezia, anche con gli ebrei del ghetto.
Questo è ancora un “odio mediterraneo”: l’odio verso
gli ebrei, chiusi nel Ghetto come pecore. Ma non solo. Anche verso i
poveri che non hanno un altro posto dove possono abitare.
Ma la storia continua e Maffeo, dopo una serie di sventure, perde
tutto, diventando schiavo di un turco molto importante.
Ecco il sesto “odio mediterraneo”: l’odio tra
cristiani e musulmani, il seme forse della Battaglia di Lepanto.
Purtroppo c’è un odio che non cambierà mai. Un odio che ancora
possiamo sentire ogni giorno, veramente irragionevole, l’odio in
maiuscolo: l’ODIO DI MASSA. E anche di questo parla Odio
Mediterraneo di Marco de Luca.
E poi, i personaggi, come sono i personaggi che popolano il libro
di De Luca? Allo stesso ritmo che la storia si svolge e cresce fino
ad arrivare al culmine del romanzo, così i personaggi di Marco de
Luca crescono e vanno avanti nello svolgimento della loro
personalità. Ognuno appare per quello che è, fragile a forte, senza
maschere o trucchi. Sia Maffeo che Sofia (sua moglie), Maria (la loro
servetta) oppure Bembo (il patrizio nemico di Maffeo) si rendono
conto che le cose non sembrano quello che sono in realtà.
Qualcosa sta cambiando, sia nella società del XVI secolo sia
nelle persone che vivono in questa epoca, niente può rimanere fermo
molto tempo e così deve essere.
Lo stile dell’autore è semplice ma elegante; inserire ogni
tanto parole in veneziano, anche in bocca dei patrizi, o in spagnolo,
quando Maffeo visita un ebreo originario della Spagna, rende
veritieri i personaggi.
Come finire con questa recensione?
Con uno dei paragrafi che mi è piaciuto di più, quando Maffeo
ritorna a Venezia:
Com’era bella la sua città. Nulla sembrava cambiato. Era lì
tra le due colonne, che si svolgevano le migliori acrobazie durante
il Carnevale, che il popolo assisteva all’amministrazione della
giustizia, e che attraccavano i vascelli carichi di merci e denari.
Era lì che sarebbe dovuto sbarcare, rientrato dalla spedizione.
Tutto l’amore del protagonista per la sua città si esprime in
maniera concisa in questo paragrafo che, letto ad alta voce, ha una
musicalità speciale e riesce a far vedere al lettore scene tipiche
in Piazza San Marco e anche a sentire la meraviglia che lo stesso
Maffeo sente e che trasmette a chi legge il libro in maniera egregia.
Odio Mediterraneo è un libro che si legge con curiosità,
con molto piacere, in maniera scorrevole, che trasmette con
sentimenti e piccole descrizioni, per niente prolisse, un’epoca
così convulsa. Maffeo, anche un po’ rozzo, è un personaggio che
sembra simpatico al lettore da subito. Si intuisce che non è un uomo
cattivo, se lo sembra è dovuto all’epoca in cui vive e la città
in cui abita. È un uomo del suo tempo, un uomo che deve indossare
una maschera, altrimenti i lupi lo mangeranno, e, certamente, i lupi
cercheranno di farlo.
Ma quelli come Maffeo sono superstiti, mai vittime, e alla fine,
ce la faranno nonostante tutto e tutti.
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